«Femminicidio», un libro per riflettere e aiutare le vittime

TRENTO. No ai processi mediatici che compromettono la comprensione dei fatti. Sì a processi giusti che abbiano al centro la presunzione d’innocenza. Ma attenzione a non colpevolizzare la donna,...



TRENTO. No ai processi mediatici che compromettono la comprensione dei fatti. Sì a processi giusti che abbiano al centro la presunzione d’innocenza. Ma attenzione a non colpevolizzare la donna, mettendola in dubbio quando chiede aiuto. Questi alcuni degli spunti espressi da Marco Monzani, criminologo, che ha presentato il libro «Femminicidio» (ed. Reverdito), scritto con gli avvocati Marcello e Maristella Paiar. A moderare l’incontro, al Prati, il vicedirettore del «Trentino» Paolo Mantovan. Monzani avverte: «In tv, si sintetizzano in pochi minuti casi complessi: all’università li si spiega in 20 ore. Gli omicidi di donne sono numericamente in calo, ma sono circondati da un frastuono che non aiuta le vittime, i tribunali e la comunità scientifica». E solleva la questione della “seconda vittimizzazione”: «La donna che chiede aiuto deve essere ascoltata e protetta. Spesso non viene creduta, deve rivivere l’accaduto ripetendolo decine di volte». Mantovan ha sottolineato il ruolo dei mezzi di comunicazione: «I media hanno contribuito a portare alla luce il tema delle violenze, creando attenzione. Sono i media più irresponsabili a proporre questi casi come forme d’intrattenimento che nulla hanno a che fare con il giornalismo». Maristella Paiar parla come avvocato: «Mi trovo di fronte a donne, tagliate fuori dal mondo, che non hanno consapevolezza d’essere vittima. Ci chiese aiuto una signora, giustificava il marito che, dopo aver perso il lavoro, beveva e la picchiava. È un mix di vergogna, paura e affetto che porta a situazioni surreali, come le denunce fatte e poi ritirate. Il nostro libro vuole essere anche un aiuto per comprendere cosa fare in quei momenti». (f.p.)













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