LA STORIA

«Faccio debiti per tenere aperto il ristorante» 

Ferruccio Santoni ha chiuso (temporaneamente) l’Orso Grigio, il Doc fa solo asporto e l’Antico Pozzo ha riaperto a dicembre: «Lavoro in perdita, lo faccio per dare un servizio»


Fabio Peterlongo


TRENTO. «Stringiamo i denti in vista dei primi mesi del 2021, sperando che si possa superare questa fase. Ma per far andare avanti le nostre attività abbiamo accumulato molti debiti che dovremo saldare nel corso degli anni».

Il socio-titolare dei ristoranti “Orso grigio”, “Antico Pozzo” e “Doc” Ferruccio Santoni ha confermato le grandi difficoltà sofferte dalla ristorazione nel corso di questa pandemia, con molte attività che abbassano le serrande nel timore di non alzarle più. Con l’”Orso grigio” chiuso da tempo, l’”Antico Pozzo” aperto solo a pranzo e il “Doc” che si è specializzato momentaneamente nell’asporto, la situazione non è certo rosea e bisogna lavorare per «contenere i danni», ha spiegato Santoni: «Ho 57 anni e lavoro nella ristorazione dall'età di 16 anni. Capisco i ristoratori giovani che tengono chiuso e temono per il futuro. Noi per fortuna abbiamo una certa solidità che ci permette di guardare avanti, ma bilanci alla mano ci converrebbe tenere chiusi tutti i tre locali, anche perché stiamo facendo un debito importante».

Solo l’”Antico pozzo” sta lavorando con risultati tutto sommato soddisfacenti: «Si salva solo l'"Antico pozzo” perché lavoricchiamo abbastanza bene a pranzo soprattutto con gli impiegati delle banche. Abbiamo deciso di riaprirlo il primo dicembre per continuare a dare un servizio ai nostri clienti affezionati». Ma le spese fisse (affitto, personale) sono significative e le entrate non bastano a coprirle: «Prima della pandemia avevamo circa quaranta dipendenti - evidenzia il titolare - Oggi sono la metà, una ventina, a causa dei contratti a termine che non abbiamo potuto rinnovare. Ed alcuni dipendenti sono ancora in cassa integrazione. Facciamo ruotare tutti i dipendenti attivi nei diversi locali. La sera al “Doc” lavoro sull’asporto solo con i miei due soci, i miei figli Adam e Nicolò».

L'anno nero della ristorazione si riflette su questi ristoranti storici del capoluogo, privati del flusso dei turisti, ma anche penalizzati dallo smart-working negli uffici: «L’assenza di turisti si sente, ma notiamo anche la mancanza dei lavoratori in pausa-pranzo, soprattutto degli uffici pubblici come Provincia, Comune e Università», ha ammesso Santoni, che però non rimprovera eccessivamente la politica: «Non abbiamo potuto accedere ai contributi stanziati dalla Provincia, ma abbiamo ricevuto il sostegno statale. D'altronde cosa può fare le politica di fronte a una situazione del genere? Non sento di essere troppo severo con chi deve prendere le decisioni politiche, fanno quello che possono fare con le poche risorse che ci sono, si impegnano nei limiti del possibile».

La famiglia Santoni ha rilevato nel 2019 lo storico “Orso grigio”, dedicando l’intera estate al restauro del locale: «Lo abbiamo ristrutturato da cima a fondo - ha raccontato Ferruccio - Abbiamo avuto buone soddisfazioni per tutto l’inverno. Poi a marzo è arrivata la pandemia e tutto è precipitato».

 













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