Equitalia nel mirino dei professionisti: «Metodi invasivi»

Paltrinieri: «Stato colpisce solo i piccoli-medi imprenditori». Bort: «Ad evadere sono soprattutto le grandi aziende»


di Chiara Bert


TRENTO. «La lotta all’evasione va fatta a 360°, non colpendo solo i piccoli-medi imprenditori. Oggi i poteri coercitivi di Equitalia non tutelano il diritto di difesa, per questo le tensioni degli ultimi tempi sono più che giustificate». Maria Letizia Paltrinieri, commercialista, è andata all’attacco intervenendo ieri alla conferenza provinciale sul lavoro organizzata dal Pd trentino, dov’era stata invitata come rappresentante del Coordinamento unitario delle professioni. «Oggi - ha accusato Paltrinieri - non c’è equità perché con gli accertamenti immediatamente esecutivi il contribuente è costretto a pagare senza potersi difendere, e perché Equitalia ottiene una percentuale non solo sulle tasse ma anche sugli interessi. Così lo Stato si comporta da usuraio. Guardando i dati, si scopre che in caso di contenzioso nel 45% dei casi l’Agenzia delle Entrate risulta soccombente, il che significa che quasi metà degli accertamenti non è corretta. Ad Equitalia sono stati dati poteri coercitivi di cui non è valutata la portata, anche in Trentino si adottano metodi particolarmente invasivi». E sono questi metodi, secondo la commercialista, che contribuiscono al disagio sociale e agli attacchi delle ultime settimane contro Equitalia: «Tensioni più che giustificate perché siamo di fronte ad una logica perversa, per cui la lotta all’evasione si fa sulla base di un budget di previsione e colpendo i piccoli-medi imprenditori. La lotta agli evasori va fatta a 360°, che senso ha aumentare del 40% la somma da riscuotere in Trentino, che è una zona virtuosa? È una follia». Sul fisco ha insistito anche il presidente dell’Unione commercio Gianni Bort, sottolineando che i responsabili dell’evasione sono più le grandi imprese (30%) rispetto alle aziende medio-piccole (15%), il resto è legato alla criminalità.

Alla conferenza del Pd, introdotta dall’onorevole Laura Froner, si è parlato soprattutto di lavoro e sviluppo. Un appuntamento - spiega il consigliere provinciale Andrea Rudari - organizzato per raccogliere stimoli in vista della conferenza nazionale che il partito ha organizzato il 16 giugno a Napoli sullo sviluppo sostenibile e l’occupazione: «Abbiamo voluto un dibattito che coinvolgesse categorie economiche, sindacati, ordini professionali, pastorale del lavoro». L’assessore all’industria Alessandro Olivi ha ripercorso quanto messo in campo dalla Provincia e ha insistito sulla necessità di creare posti di lavoro attraverso politiche di contesto, maggiore collegamento tra scuola e imprese, infrastrutture, domanda pubblica per stimolare le aziende ad innovare. In Trentino il tasso di disoccupazione è al 4,5%, «ma se a livello europeo non sarà rilanciata la crescita - ha avvertito Franco Ianeselli della Cgil - anche da noi la situazione non potrà che deteriorarsi e non saremo più un territorio a piena occupazione». «Ammortizzatori, orientamento e formazione sono importanti, ma alla base serve lo sviluppo e l’istruzione, non necessariamente universitaria, resta un valore». Lorenzo Pomini, segretario della Cisl, ha sollecitato la Provincia ad aprire più tavoli di confronto: «Con la riforma del mercato del lavoro il governo Monti ha fatto più del governo Dellai. Oggi non dobbiamo occuparci di categorie come giovani e donne, ma di tutti». Critico sulla riforma Fornero il presidente degli albergatori Roberto Pallanch, che ha parlato di «troppi i vincoli per le imprese» e ha difeso il lavoro a chiamata. In un intervento inviato all’assemblea il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti ha ricordato che «la riforma del lavoro non produce lavoro», «serve un cambio di prospettiva che faccia tornare il lavoro la risorsa fondamentale dell’economia e non un disgraziato costo di produzione».

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