Emergenza nuovi poveri: la crescita non si ferma

Nel 2012 aumentate dell’11% le persone che hanno chiesto aiuto alla Caritas. Il direttore Calzà: non possiamo permettere di lasciare solo chi è disperato


di Paolo Piffer


TRENTO. Anche i trentini sono sempre più in difficoltà. La povertà aumenta, in città come nelle valli. La crisi generale non accenna a diminuire. Lo testimoniano tutti gli indicatori, sociali ed economici. Secondo il Rapporto 2012 sull’occupazione in provincia di Trento, in un anno, dal 2010 al 2011, la disoccupazione è cresciuta del 4,5%. In numeri assoluti significa che i senza lavoro erano 11mila. Non solo. Nel 2011 il 92% dei nuovi contratti di lavoro è stato a termine, “svelando” così, ce ne fosse ancora bisogno, nero su bianco, una società basata sul precariato. Che in termini di civiltà, e dei diritti, altro non vuol dire che essere tornati indietro di decenni. Pure gli ultimi dati diffusi ieri dalla Caritas nel corso del Convegno diocesano svoltosi nella sala della Filarmonica di via Verdi confermano una realtà in costante peggioramento. In questo caso termometri della situazione sono i Centri di ascolto della Diocesi e parrocchiali diffusi sul territorio. Secondo le prime anticipazioni, da un anno all’altro, dal 2011 al 2012, le persone che vi si sono rivolte sono cresciute dell’11% passando da 3336 a 3675. La maggioranza è straniera, in aumento del 9%, da 2476 a 2687, ma sono gli italiani a crescere percentualmente di più, del 14%, da 864 a 988. Per quanto il convegno avesse un titolo positivo, “Un futuro pieno di speranza”, i numeri non infondono certo ottimismo. Infatti, pure le richieste, in primis riguardanti la casa e il lavoro, hanno registrato un’impennata passando, in dodici mesi, da 11mila 473 a 16mila 663. E se nel 2011 la media di richieste era di 3,4 a persona l’anno successivo è salita a 4,5. “Siamo consapevoli - ha detto il direttore della Caritas Roberto Calzà - che viviamo un tempo difficile ma anche della necessità di guardare oltre e di trovare nuove strade. Non possiamo permettere che qualcuno resti solo nella sua disperazione, nelle sue fatiche, nella disoccupazione come nella frustrazione di non vedere coronati i suoi sforzi di lavoratore, di padre e madre di famiglia o le speranze di giovane che si apre al mondo”. Tra chi si è rivolto ai Centri di ascolto, il tasso di disoccupazione oscilla tra il 55 e l’80%. Molte delle persone incontrate hanno problemi con la casa, tra affitti alti e bollette da pagare, tanto che, nel 75% dei casi, gli sportelli del Credito solidale (accordo tra Caritas e alcune Rurali che tramite un fondo di garanzia erogano prestiti) si attivano proprio per venire incontro a queste emergenze. Che il Trentino non sia più un’isola felice lo si capisce anche dal tasso di crescita della presenza straniera. Se nel 2001 era infatti aumentato di oltre il 17% in confronto all’anno precedente, nel giro di una decina d’anni, nel 2011, ci si è fermati al 4,3%. Calzà ha elencato alcune iniziative di solidarietà - “segni che già esistono a cui ne possono seguire altri”, ha sottolineato - per dare una mano a chi è più in difficoltà: il Fondo straordinario promosso dal Decanato di Rovereto per sostenere chi ha perso il lavoro, il recupero della decima (offerte) attuato nella parrocchia di S.Apollinare da destinare ai bisognosi, occupazione temporanea nei negozi di abiti usati Altr’Uso. “Sono iniziative - ha proseguito Calzà - che danno lo spessore di una comunità solidale, di una chiesa prossima, di una società a misura d’uomo e non solo di mercato. Forse sono solo fuochi nella notte, deboli luci sulla strada, piccole stelle nel cielo. Ma non lasciamole spegnere. Perché finché c’è ancora una stella nessun uomo rinuncia a sperare”. C’è da augurarselo.













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