Eliski, rifugisti esclusi dall'accordo

Soraruf: «Ignoriamo i contenuti del patto tra ambientalisti e impiantisti»


Valentina Redolfi


VAL DI FASSA. A pochi giorni dalla firma dell'accordo fra Mountain Wilderness e la società impiantistica Marmolada S.r.l. sul destino della Marmolada e il divieto di atterrare sulle piste con l'eliski, è giunta in redazione l'opinione dell'architetto e rifugista del Passo Fedaia, Aurelio Soraruf, coordinatore del Progetto Fedaia, che dal 2009 vede coinvolti ben 12 dei 14 rifugi della Marmolada, il quale dichiara: «Apprendo sui quotidiani locali che è stato sottoscritto un accordo tra ambientalisti ed impiantisti all'insegna della collaborazione per porre fine ai conflitti in Marmolada in nome della tutela della Regina delle Dolomiti.

Questo accordo dovrebbe produrre nuove prospettive per il turismo in Marmolada ma - dice Soraruf - i rifugisti coinvolti nel Progetto e i colleghi interpellati risultano completamente all'oscuro di quanto previsto in questo accordo che, come scritto, dovrebbe segnare profondamente il nostro futuro. Rimane ancora tanta strada da fare prima di giungere ad una proposta condivisa di rinascita turistica della Marmolada trentina, ad incominciare dal metodo che vede nell'informazione dei soggetti interessati il primo passo da fare. Chiediamo perciò di conoscere i contenuti e il ruolo che ci viene riservato in questo patto all'insaputa degli operatori turistici in buona parte destinatari di cotanta grazia, che a risollevare definitivamente le tristi sorti del versante fassano della Marmolada».

All'accusa di Soraruf che chiede trasparenza nel contenuto del progetto e sui motivi per i quali è stato firmato l'accordo risponde il portavoce di Mountain Wilderness, Luigi Casanova, che dichiara: «Cerchiamo di adottare un atteggiamento positivo di fronte a questo importante accordo. Come prima cosa, con Vascellari è solo l'inizio del dialogo e poi vorrei inoltre segnalare che siamo aperti con chiunque voglia interloquire e, come terza cosa, vorrei aggiungere, che qualunque cosa venga decisa dovrà essere assolutamente condivisa con gli enti pubblici sia della Val Pettorina che della Val di Fassa, ai quali, dal 1998, chiediamo la possibilità di poter sedere tutti quanti attorno ad un ampio tavolo di lavoro».













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