Ecco il super laboratorio per 4 milioni di provette

Un nuovo macchinario al Santa Chiara consente di risparmiare sangue e soldi Il responsabile: «Analisi in continuo aumento, così razionalizziamo i costi»


di Paolo Piffer


TRENTO. Un laboratorio quasi completamente automatizzato visto che, rispetto a prima, circa l’80% degli esami del sangue è dato “in pasto” ad un complesso di macchine analizzatrici che ha come denominatore comune un lungo nastro trasportatore. Nastro sul quale è inserita la provetta che, centrifugata, subisce diversi pit stop a seconda degli esami richiesti. E sono circa 3000 al giorno le provette trattate. Se si calcola che per svolgere 130 test in precedenza servivano mediamente 10-12 campioni di sangue a paziente contro i 3-4 attuali il vantaggio in termini di costi, una volta ammortizzati quelli della strumentazione, ma anche di tempo, risultano evidenti a occhio nudo. Da qualche mese all’ospedale S.Chiara è entrato in funzione un nuovo macchinario che sta gradatamente andando a regime e che serve la zona di Trento e dintorni ma che è a disposizione anche per un certo numero di campioni che arrivano dalla periferia provinciale. Il costo del progetto sostenuto dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, che ha preso il via 4/5 anni fa, è di 1 milione di euro più il service (noleggio) di alcune apparecchiature. Per comprendere le dimensioni, la catena occupa uno spazio, un grande stanzone, lungo 42 metri alla cui fine c’è un frigorifero capace di contenere 20 mila provette dovessero servire ulteriori esami oltre a quelli già fatti. Se no, la macchina “sputa” la provetta in un raccoglitore da inviare allo smaltimento. “La caratteristica di questo complesso meccanismo - sottolinea Patrizio Caciagli, capo del dipartimento laboratorio del S.Chiara - è che è stato tarato sulle nostre esigenze, frutto di qualche anno di studi e analisi. Non lo abbiamo acquistato chiavi in mano. Tanto che per questa particolarità hanno dimostrato interesse anche dal S. Raffaele di Milano e attendiamo la visita dei responsabili del S.Orsola di Bologna. E non si pensi che in questo modo si possa fare a meno dell’apporto umano dei nostri tecnici, una trentina. Rimangono fondamentali e sono stati formati ad un lavoro di equipe in un grande open space. Prima eravamo divisi in piccoli laboratori che non sono stati dismessi ma servono anche per quel restante 20% di esami che non passano per il nuovo sistema”.

Il capo dipartimento tiene a precisare che così facendo sono stati in pratica eliminati i potenziali pericoli per gli operatori e pure la possibilità di errori materiali, quali lo scambio di provette. “Razionalizzando le risorse”, aggiunge. Ogni anno il S.Chiara svolge circa 4 milioni di esami del sangue e le analisi sono in aumento del 3-4%. Una crescita determinata sia da una maggiore prevenzione che dalla longevità della popolazione oltre che dalle richieste di carattere specialistico. I risultati degli esami urgenti sono garantiti in 30-35 minuti, pressappoco come prima, mentre per quelli di routine i confronti rispetto al passato sono ancora in corso. C’è un altro dato di un certo interesse. Con questo nuovo sistema al paziente è “richiesto”, mediamente, il 20% in meno di sangue in confronto al passato regime. E questo, va da sé, può comportare non solo un minor stress di carattere psicologico, che è certo importante specialmente in soggetti particolarmente “sensibili”, ma anche un risparmio sui costi di smaltimento di sangue e provette.













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