Caoria

Ecco i «colivers»: dall’Itea la casa gratis per vivere in Primiero

Il progetto contro lo spopolamento della montagna. Da Veneto, Toscana, Roma e Liguria: con 14 bambini. "Ci siamo sentiti accolti. Tornare in Pianura Padana? Assolutamente no"



CAORIA. Tutti gli abitanti del Vanoi hanno imparato una nuova parola in inglese: «colivers». Che significa: quelli che vivono in coabitazione. Sono le famiglie che hanno «vinto» il bando di Provincia, Itea e Comune per venire a vivere qui ad affitto zero: quattro anni per un appartamento in comodato gratuito.

«La casa era vuota da tempo - ci spiega il sindaco Bortolo Rattin - con alcuni alloggi dell’Itea ed alcuni del Comune. Era una spesa e basta, poi ci è arrivata la proposta della Provincia. Ed è andata bene».

In un colpo, in Vanoi, sono arrivati 14 bambini nuovi. A Caoria tre famiglie del Veneto, una da Roma, a Natale una di Livorno. ed altre due che hanno trovato posto nel resto della valle.

Samuele Tonetto è uno dei primi arrivati: «Proprio oggi sono sei mesi che viviamo qui» ci racconta. Come va? «Devo dire, la cosa bella è che siamo sentiti veramente accolti. I miei figli vanno a scuola con lo scuolabus, quando ritornano hanno trovato due nonni in più, che li aspettano e li accompagnano a casa, gli regalano i cioccolatini, gli hanno fatto i berretti di lana...»

Alberto, che ci accoglie sotto la casa dove hanno fatto l’albero di Natale con il cartello “la casa dei colivers” ci spiega: «Abbiamo fatto questa scelta perché da sempre amavamo la montagna. L’idea di andare a vivere lontani dalla città era già nell’aria. Poi abbiamo visto il bando, e ci abbiamo provato».

Samuele e Alberto vengono dalla pianura padana: «Adesso, quando andiamo giù, già a scendere dalla macchina sentiamo la puzza dell’aria». La scelta di Caoria, a quanto pare, li ha resi felici: «I ritmi, la dimensione di vita a misura d’uomo, l’ambiente incontaminato, sono valori impagabili. e ci siamo ambientati molto bene, senza problemi».

Ok, e il lavoro? «Abbiamo trovato tutti lavoro - ci dice Samuele - ad esempio mia moglie come educatrice, io in un ufficio tecnico, a Primiero. Non è stato difficile. Anche perché siamo entrati subito nella rete del volontariato: basta andare al pin, e si viene reclutati. Abbiamo fatto subito la tessera del gruppo alpini, per partecipare alla vita del paese».

E dopo i quattro anni gratis, che succederà? «Credo che resteremo anche se si paga. Tornare giù in pianura no, assolutamente» ci dicono senza esitazioni. Anche perché la «casa dei colivers» è già diventata «una piccola comunità unita: ci diamo una mano, ancora prima di trasferirci avevamo formato un gruppo whatsapp per scambiarci le informazioni, per fare gli allacciamenti delle utenze, per il trasloco...». Cosa confermata da Chiara Ambrosini: «Una cosa che non avevamo messo in conto è stato il legame quasi fraterno che si è instaurato fra le famiglie del progetto».

Emanuele Maroso invece lavora da remoto: adesso è arrivata anche la fibra, con il ftth sotto casa (in questi giorni si stanno completando gli allacciamenti agli appartamenti): «La mia azienda, fortunatamente, mi ha consentito di lavorare da remoto, ed oggi posso continuare la mia attività, ma vivendo a contatto con la natura, e con la mia famiglia» dice in una intervista.

È chiaro che queste famiglie sono state tutte «folgorate» da un sogno: «La montagna ci sta dando tanto, ci dà una relazione uomo-ambiente che prima mancava» dice Maria Lazzari. G.Z.

 













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