«Ecco come il gioco crea dipendenza»

La testimonianza di Marino Pederiva e i consigli della psicoterapeuta Serena Valorzi


Jacopo Tomasi


TRENTO. Casalinghe, pensionati, studenti: sono sempre di più le persone a rischio dipendenza da gioco d'azzardo. Frutto della continua diffusione di slot machine che non si trovano più solo nei casinò, ma anche nei tabacchini e nei bar. Non solo. Non si possono sottovalutare i giochi on line: dai social network ai giochi specializzati, crescono a dismisura le opportunità per giocare sul web. Sempre, senza barriere né limitazioni.  Serena Valorzi, psicoterapeuta esperta nelle nuove dipendenze, afferma che per mettere un freno a questo fenomeno vanno messi dei "paletti". A suo avviso toglierle dalla circolazione o metterle al bando in alcune zone non è la soluzione migliore: servono iniziative più incisive.

«Certo - spiega - meno ce ne sono in giro più bassa è la probabilità che la gente ci giochi, ma bisognerebbe cercare di migliorare innanzitutto i locali: attualmente con le luci soffuse e i suoni accentuati favoriscono l'isolamento dei giocatori, mentre dovrebbero essere dei luoghi maggiormente riconoscibili». La psicoterapeuta ritiene anche necessario una regolamentazione della pubblicità in televisione e più interventi dal punto di vista della sensibilizzazione e dell'informazione. Con la continua diffusione di macchinette e sale da gioco, Valorzi riconosce che sono sempre di più le persone che rischiano di cadere nella trappola del gioco d'azzardo. «Più sono le possibilità di giocare più alta è la probabilità che le persone a rischio dipendenza incappino nel problema. Oltretutto in questo periodo così delicato dal punto di vista economico, nel quale le persone cercano di trovare guadagni facili.

Infatti, la psicoterapeuta fa una lista di categorie potenzialmente a rischio molto ampia. «Si va dalla casalinga con problemi economici che prova a guadagnare qualche soldino prima di andare a fare la spesa al pensionato che spera di migliorare la sua situazione, oppure al lavoratore che sperava di andare in pensione e, deluso, si ritrova a giocare al bar. Senza dimenticare i ragazzini, soli perché i giocatori lavorano, che finiscono a giocare on line». Un fenomeno trasversale, che si diffonde a macchia d'olio. Un circolo vizioso nel quale era entrato dieci anni fa il trentino Marino Pederiva. Ha iniziato giocando qualche spicciolo al bar, si è ritrovato a perdere 200.000 euro. Ora è uscito dal tunnel, ha superato la dipendenza ed ha lanciato una campagna innovativa su Facebook per far capire alla gente che giocare alle slot (ma non solo) è pericoloso.

Proprio per questo sta anche mettendo in piedi un'associazione ed intende organizzare una convention con esperti del settore per capire a che punto è arrivata la sensibilizzazione e la legislazione e cosa si può fare per crescere ancora da questo punto di vista. Sensibilizzare, infatti, pare essere la parola d'ordine in questo momento per sconfiggere il fenomeno del gioco d'azzardo. Bisogna passare il messaggio, come ha fatto Pederiva, che il banco vince sempre non demonizzando il gioco in sé ma spiegando i problemi che può creare. Insomma, si perdono tanti soldi e si rischia di perdere la testa, travolti da suono incessante delle macchinette nel buio di una sala. Il gioco d'azzardo, insomma, rende soli ed isolati. Per questo va sconfitto.













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