«La cattedra del confronto»: sala della Cooperazione affollata per sentire la monaca Zorzi e la Fedrigotti

E' nell'Io la chiave della felicità

Costante ricerca di senso, apertura profonda all'alterità, saper amare


Maddalena Di Tolla


La felicità come una costante ricerca di senso, un'espansione del proprio io, come un'apertura profonda all'alterità: potente ricerca del saper amare sé stessi e dunque gli altri sempre meglio. Questa è stata la declinazione, ricca di spessore, che la monaca Benedetta Selene Zorzi ha consegnato al numerosissimo pubblico accorso mercoledì sera alla Sala della cooperazione, per l'incontro della Cattedra del confronto, organizzata dall'Ufficio diocesano per la cultura e l'Università.  Che la concezione di "felicità" della monaca sia dinamica, vitale e del tutto aderente alle cose del mondo, dimostra non solo il suo eloquio solare, ma anche la sua empatia e financo la citazione di un testo del cantante pop "Ligabue", per avviare una densa dissertazione sul senso delle beatitudini, senza mai annoiare. Tre sono gli errori della contemporaneità dai quali guardarsi - ha detto - che ci allontanano dalla felicità: molto, immediato, troppo, ovvero il consumare il tempo, le emozioni, la vita tutta. E ha citato un passaggio del libro e del film da esso tratto "Il the nel deserto" in cui si ricorda che molte delle belle cose della vita accadono (e si possono esperire) soltanto poche volte. E poi ancora ha ricordato come il vizio dell'immediatezza di tutto porti alla collezione (dispersiva), di emozioni, amori, azioni, cose.  E quindi, quello che dobbiamo fare, per facilitare l'accesso alla felicità o meglio ancora alla beatitudine, è imparare la disciplina delle emozioni, per concentrarci sul senso delle cose, della vita, e anche del sentire. Perché il piacere non è di certo il fine, ma semmai un effetto della ricerca del fine o del caso, e il nostro fine, come umani, non può che essere la ricerca di senso. Liberare il desiderio, dunque, non liberarsi dal desiderio. Essere integri, autentici, empatici, distruggere il male dentro di sé, avere come motivazione ultima l'amore, uno sconfinato amore. Tutto questo significa essere beati e non percepire nessun limite come un ostacolo, essere mossi innanzitutto dall'amore. E anche, restare idealisti, senza disgusto, come ha chiosato alla fine Benedetta Selene Zorzi.  La versione laica della felicità è arrivata invece per intervento della scrittrice e giornalista del Corriere della Sera, Isabella Bossi Fedrigotti. «La felicità è un dono inaspettato e non computabile - ha argomentato - che non si prepara e non si insegue e non fa di conto con la nostra matematica umana. Un dono che, come una farfalla, si posa senza che si possa prevedere come e dove. E il vero grande peccato, che non ci rende felici, è il consumismo, che non ci permette di dare senso alle cose della vita».    L'IDENTIKIT Web manager benedettina  Benedetta Selene Zorzi è monaca benedettina presso il Monastero di San Luca a Fabriano, ha una laurea in filosofia, la licenza in Teologia e Scienze Patristiche e un dottorato in Storia della teologia. Dal 2010 è docente di Patrologia e Storia della teologia all'Istituto Teologico Marchigiano e insegna filosofia all'Ateneo S.Anselmo e ancora teologia all'Università Lateranense. Oltre a tutto questo è web manager del Coordinamento teologhe italiane e ha scritto alcuni libri, fra i quali "Donne nelle religioni" e "La scoperta del femminile nelle grandi confessioni monoteiste". La sua interlocutrice doveva essere la teologa e scrittrice Michela Murgia, che ha disdetto l'impegno. Al suo posto Isabella Bossi Fedrigotti, che ha anche parlato della sua interlocuzione con il dolore dei suoi lettori, per il forum "Così è la vita".













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