Donne, le vere insidie sono in casa

Ancora troppi gli infortuni domestici. Ma anche quelli «in itinere»


Giorgio Dal Bosco


TRENTO. Il vero problema della donna nel mondo del lavoro e, dunque, relativamente a tutto ciò che esso comporta sul piano degli accidenti negativi (infortuni e conseguenti - talvolta - invalidità, fenomeno nazionale nell'ultimo decennio stabile con 244.000 casi nel 2001 e 245.000 nel 2010, a fronte, comunque, di una costante crescita di donne occupate) non sta tanto nei numeri statistici quanto, piuttosto e al solito, nell'incertezza e lentezza dell'avanzare di una nuova cultura e dei modelli di vita.

Un problema ancora lontano dall'essere superato. Rimane incrollabile, ad esempio, lo zoccolo sociale che "pretende" la donna-madre capace di sdoppiarsi come lavoratrice dentro e fuori casa con uno stress che spesso contribuisce ad elevare la soglia del rischio infortunistico. In estrema sintesi è questo il concetto che, illustrato dai diversi punti di vista dei numerosi relatori, è emerso ieri nella sala Rosa della Regione alla presentazione del secondo rapporto dell'Associazione nazionale mutilati invalidi del lavoro (Anmil) dal titolo "Donne, lavoro e disabilità: tra sicurezza e qualità della vita".

Per il nostro territorio erano presenti e hanno dato il loro contributo, tra gli altri, il vicepresidente del Consiglio provinciale prof. Claudio Eccher, ("Gli uomini devono contribuire nei fatti al raggiungimento delle pari opportunità") l'assessore comunale alle politiche sociali Violetta Plotegher ("Il lavoro domestico rappresenta, pur non essendo conteggiato come ricchezza, il 31 per cento del Pil"), l'assessore alla Cultura Lucia Maestri, Iva Berasi presidente dell'associazione Sport Abile ("L'attività sportiva è strumento di riconquistata autonomia nelle persone disabili"), il direttore provinciale dell'Inail Fabio Lofaro ("Localmente l'istituto è molto vicino al fenomeno e vuole contribuire in tutto ciò che può migliorare l'andamento: prevenzione, reinserimento nel mondo produttivo degli infortunati, nelle attività sportive ed altro ancora").

Concetti quanto mai giusti ma accademici? Questa volta, in occasione della Festa della donna, si è andati oltre offrendo sì una disamina molto pregnante delle problematiche ma aggiungendovi proposte assai concrete. Lo testimonia il disegno di legge a firma di due senatrici che mira ad adeguare nel suo complesso la tutela per i rischi professionali delle donne lavoratrici nella peculiarità del duplice impegno lavorativo, sia domestico che esterno. Bella l'immagine proposta: "La donna nelle due fabbriche: azienda e casa di abitazione". In sostanza si delega il governo a provvedere ad una serie di interventi economici e assistenziali. Si va dall'adeguamento delle tabelle di valutazione del danno biologico e patrimoniale alla costituzione di un centro per il monitoraggio della tutela per i rischi professionali. A questa proposta si accoda quella di iniziativa popolare dell'Anmil stesso.

Tra i tanti elementi, il più innovativo è quello dell'equiparazione del superstite convivente, non coniugato, al coniuge. E' una fattispecie, peraltro, già da alcuni anni sul tavolo dei giudici del lavoro. Nella disamina del Rapporto dell'Anmil e di alcuni relatori di ieri particolare attenzione è stata data al cosiddetto infortunio in itinere, ovvero gli incidenti stradali (ma non solo quelli) che capitano alla lavoratrice nel percorso da e per casa e lavoro. Basti pensare che in Italia dei 79 infortuni mortali denunciati nel 2010 con vittime le donne lavoratrici oltre la metà (41) sono avvenuti "in itinere". E nella nostra provincia? Il fenomeno infortunistico "rosa" in generale riflette l'andamento nazionale. Per quanto attiene agli infortuni domestici dal 1º marzo 2001 al 30 giugno 2011 vi sono stati 151 infortuni di cui 13 hanno avuto esiti invalidanti. Non vi è stato alcun caso mortale.













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