Divina: «Ce la posso fare se il centrodestra è unito»

Il senatore leghista chiede alla coalizione di sceglierlo per correre da sindaco «Non è vero che non sono sul territorio, ma in consiglio potrei cedere il posto»


di Luca Marognoli


TRENTO. Trento è una città per vecchi, dice Sergio Divina. Che non si sente affatto pronto ad essere “rottamato” dal suo giovane avversario, Andrea Merler.

Senatore, domanda secca: sarà lei il candidato sindaco per il centrodestra?

Io sto seguendo un percorso per arrivare a una candidatura unitaria. Non partecipo al tavolo delle trattative dei partiti. Confido che arrivino a un unico candidato. Una volta individuato, tutti in pista a lavorare per lui.

Non le basta l'esperienza che ha già fatto, quando nel 2005 corse contro Pacher?

No, non mi basta. Quando un partito o più ti chiede di scendere in campo, ancorché tu sappia che sei il candidato debole o l'outsider non puoi dire: no grazie, gioco solo se la vittoria è garantita. Questo vale per il passato, perché in questo frangente i giochi sono più aperti.

Crede che addirittura si possa giocare la partita per diventare sindaco?

L'obiettivo sarebbe di portare al ballottaggio il sindaco. E lì sappiamo che tutto può succedere, perché al secondo turno non c'è più il voto di appartenenza, il partito l'hai già scelto, il parente l'hai soddisfatto... Trovi due figure, senti cosa dicono e il voto può cambiare orientamento.

C'è chi dice che però Divina poi se ne va a Roma o all'Ocse...

Piano. Devo fare ciò per cui mi sono impegnato: il senatore e partecipare all'assemblea dell’Ocse, il che è gratificante perché siamo 13 parlamentari, tra Camera e Senato. Lì vedi la politica da un'altra piattaforma: domani sarò a Vienna e sul tavolo ci saranno la crisi Ucraina, eventuali sanzioni alla Russia e anche la questione dell'approvvigionamento energetico.

Un giorno a Roma, l'altro a Vienna: come farebbe a fare il sindaco o il capo dell'opposizione a Trento?

Premesso che l'incarico non è incompatibile, se la coalizione dovesse scegliermi, io correrei come candidato sindaco. Punto. Dopodiché dovrei valutare la possibilità di restare lì, capire con gli alleati se serve la mia presenza o se qualcuno che resta fuori merita di fare l'esperienza di consigliere. Non mettiamo i carri davanti ai buoi: giochiamo per vincere la partita per Palazzo Thun. Ma se dovessi diventare sindaco, in quel caso mi dimetterei da parlamentare: devi farlo.

Nel vertice di lunedì è stata espressa la preferenza che il sindaco sia del territorio. Questo è uscito dalle segrete stanze. Sembra l'identikit di Merler...

Uno che fa il parlamentare non è che lo dimentica il territorio. Anche perché dimenticherebbe il suo collegio e farebbe un gran pasticcio. Noi stiamo tre giorni a Roma ma gli altri non ci dimentichiamo di chi ci ha dato il mandato.

È anche stato detto che Merler sarebbe il più coalizionale. Sembra che non ci siano veti su di lui, ma che Progetto Trentino abbia espresso il suo niet nei confronti di Divina...

Se si scegliesse lui, tutti a pancia a terra a lavorare per il candidato sindaco.

Si dice che la Lega però, oggi molto in auge, non voglia lasciare troppo spazio agli altri partiti e voglia imporre il suo uomo.

Credo che imporre sia sbagliato, sarebbe partire male. La Lega vorrebbe convincere di una scelta. Io dico: giocate le migliori carte, però non sarei per il rinnovamento a tutti i costi e per la rottamazione. La popolazione di Trento è abbastanza matura: credo che apprezzi forse di più una figura di esperienza che non un emergente, con tutte le qualità che può avere. È un elettorato che vuole sicurezza, tranquillità anche economica, il poter uscire la sera senza patemi e una amministrazione un tantino posata, non tanto fantasiosa o brillantona.

E Merler: che ne pensa di lui? Lo conosce?

Sì abbastanza. Mi pare un ragazzo attrezzato, impegnato e con una buona preparazione giuridica. Ha tutte le carte in regola.

Deciderà la coalizione, quindi?

Sì, senza patemi per nessuno.













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