Disoccupati, la giungla della formazione

Migliaia di iscritti, corsi su tutto. E il più gettonato insegna a preparare i canederli


Paolo Morando


TRENTO. Una giungla. Con titoli che vanno da "Ricomincio da un'idea per costruire il mio futuro" a "Il computer non ha più segreti", passando per "Non solo blog, nel Web c'è di più" a "Posso aiutarla? L'arte del saper vendere". E non può certo mancare "L'inglese giusto per il mio lavoro". Sono i corsi per disoccupati proposti dall'Agenzia del lavoro, oltre una sessantina, i cui bandi sono appena stati pubblicati. Un catalogo in cui, tra computer, lingue straniere e marketing, spuntano anche 600 ore dedicate alla cucina tradizionale trentina. Titolo del corso? Canterino: "Per fare dei canederli...".

È un business da centinaia di migliaia di euro, quello della formazione professionale per disoccupati. E che ha coinvolto nel 2010 addirittura 16.116 iscritti: una cifra in vertiginosa ascesa rispetto alle 9.742 del 2009, per un aumento del 65,4%. Cifra ancora più alta (72,7%) se si considerano solo le donne, fascia come sempre più esposta alle crisi del mercato del lavoro. Tutti iscritti a decine e decine di corsi, organizzati da enti gestori specializzati nel settore. E a scorrere le schede delle proposte di quest'anno, si capiscono le dimensioni del business. Numerosi sono infatti i promotori delle iniziative formative, srl e sas dai nomi spesso anche suggestivi: Euroform, Forma Europa, Fidia, Formazione e Sviluppo, Simmetrie, Essedi Strategie d'Impresa, Atos Servizi, e l'elenco potrebbe continuare a lungo. Un mondo, quello della formazione continua, che è forse tra i pochi ad aver tratto linfa dalla crisi. Va detto che il modello degli interventi formativi messo in campo dall'Agenzia del lavoro ottiene risultati concreti: è infatti del 48,3 il tasso di "placement", vale a dire la percentuale di coloro i quali riescono a reintrodursi nel mercato del lavoro dopo aver frequentato tali corsi. Quasi uno su due, insomma, come è stato spiegato lunedì scorso alla presentazione del 26º Rapporto sull'occupazione in provincia di Trento, sfiorando l'obiettivo che a livello europeo è fissato appunto al 50%.

Il punto di domanda, ora, è proprio relativo all'efficacia dei corsi appena messi a bando. Benché nei primi 6 mesi del 2011 la disoccupazione in Trentino sia calata di mezzo punto percentuale, la crescita è ancora insufficiente. E di lavoro, in giro, non se ne vede. Non sarà facile insomma confermare anche nel 2011, specie alla luce della convulsa estate della finanza pubblica e internazionale, il buon risultato di "placement" fatto registrare lo scorso anno. Un primo indicatore indiretto dell'efficacia sarà quello relativo alle iscrizioni.

Non a caso, il più gettonato in questi giorni sembra proprio essere quello dedicato ai canederli. Che in verità, al netto del titolo civetta, è a tutti gli effetti un corso per aiuto cuoco: «Si svilupperanno competenze - si legge nella scheda alla voce "Obiettivi del corso" - che consentano di svolgere in autonomia le mansioni dell'aiuto cuoco (preparazione e decorazione dei piatti, porzionatura) e di coadiuvare lo chef nella realizzazione di ricette tipiche trentine, affiancate da competenze certificate di sicurezza e igiene alimentare». E se in Trentino il settore della ristorazione è in effetti tra quelli che più spesso soffrono di carenza di addetti, specie nei cicli stagionali, chissà cosa sarà di quei disoccupati che preferiranno puntare su corsi di informatica o lingue straniere. Il rischio insomma è quello di creare una nuova figura: il "corsista professionale".

È uno dei rischi che l'Agenzia del lavoro intende evitare. Il punto è che nell'attuale fase di crisi, magari alle fasce più marginali di disoccupati, può far gola la stessa indennità prevista per la partecipazione ai corsi. Non è granché, siamo fra i 3 e i 4 euro all'ora, ma di questi tempi non sono da buttar via. Poteva accedere, per capirsi, che un disoccupato, interrotto un corso, si iscrivesse subito a un altro, senza guardarsi attorno per cercare, un nuovo lavoro. E un meccanismo che ora è stato bloccato, introducendo una «pausa» forzosa di 12 mesi tra l'interruzione di un corso e l'iscrizione al successivo.

È solo una delle misure che l'Agenzia del lavoro ha introdotto all'inizio dell'anno, in seguito a un accordo sottoscritto da sindacati e associazioni: è stato ad esempio riaggiustato lo stesso ammontare della "borsa di studio", che più correttamente va vista come una vera e propria forma di sostegno al reddito. E più stringenti si sono fatti anche i prerequisiti richiesti per l'iscrizione. Per non parlare poi dei corsi più brevi, quelli inferiori alle 48 ore, percorsi che gli stessi formatori giudicano davvero poveri in termini di reale arricchimento di competenze professionali. Non per loro volontà, né per quella dei partecipanti. Basta infatti immaginare una situazione tipica: un corso di informatica, quasi sempre serale, di 16 ore, in un'aula laboratorio. Che cosa si può riuscire a insegnare se gli iscritti sono una quarantina, da seguire uno ad uno?













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