Difesa delle acque, rilasci contestati

Il Comitato riparte con nove associazioni aderenti (compresa la Federazione pescatori). Obiettivo: un Tavolo permanente



TRENTO. La sede della Federazione dei pescatori trentini, in via del Ponte 2 a Ravina – che riunisce 24 Associazioni con 6.500 iscritti, mentre 5 gruppi aderiscono all’Unione Pescatori e la Società Val di Fiemme è autonoma, per un totale di 2.500 iscritti - ha ospitato la presentazione del “rinato” Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino. Nato nel gennaio di 21 anni fa, fino agli anni Duemila si era impegnato in varie battaglie ambientali per ridare acqua ai fiumi, evitare uno sfruttamento idroelettrico intensivo, una pianificazione attenta degli utilizzi delle acque pubbliche, il recepimento delle direttive europee, per politiche energetiche e sostenibili. Il risultato allora fu l’attivazione del Deflusso Minimo Vitale, Dmv, che ridiede vita a piccoli e grandi fiumi. Poi l’interesse sembrò scemare ma ora il problema dei rilasci si è ripresentato in modo allarmante, quindi il Comitato è rinato con nuove forze.

Tra i firmatari, nove tra associazioni e comitati riuniti con l’intento di istituire pure un Tavolo permanente. Si tratta degli Amici del Sarca, Associazione per il Wwf Trentino, Canoa Club Trento, Comitato permanente per la difesa dei fiume Noce, Federazione dei Pescatori Trentini, Italia Nostra, Legambiente, Mountain Wilderness, Salvarnò, Pan-Eppaa, Amici della Terra Lago d’Idro e Valle Sabbia. Altre adesioni sono in attesa d’approvazione dei rispettivi direttivi, tra queste la Sat.

Alla presentazione Mario Finotti, presidente della Federazione dei pescatori; Franco Tessadri per Mountain Wilderness; Fernando Boso per Legambiente; Dino Zocchi di Italia Nostra e Michele Carpano per il Canoa Club Trento. Ciò che contestano, innanzitutto, sono i numeri forniti da Provincia ed Hydro Dolomiti Energia srl, il maggior produttore idroelettrico del Trentino; l’accordo consente una riduzione del 13% dei volumi attuali di rilascio di acqua. A fronte di questa cifra, analisi del Comitato dimostrano invece che il calo si attesta sul 24% con punte che arrivano al 50%. Dicono i promotori: “L’aumento della riduzione viene giustificato dal fatto che essendo buono il livello di qualità delle acque, si è intrapresa la giusta strada!”.

Ora decisioni politiche adottate senza confrontarsi con gli interessati, mettono a rischio nuovamente la salute dei corsi d’acqua trentini, nonché la pratica degli sport e delle attività che lungo essi si svolgono. Senza dimenticare l’aspetto turistico e l’indotto economico, con migliaia di pescatori che affollano le rive del Sarca nella cosiddetta stagione morta. A questo scopo il Comitato ha inoltrato una richiesta d’incontro urgente all’assessore Mauro Gilmozzi per la ricalibrazione dei rilasci d’acqua per il Dmv sullo stato dei corsi d’acqua del Trentino ed in merito allo sfruttamento idroelettrico intensivo in provincia. Quindi richiesta di audizione in terza Commissione permanente del Consiglio della Provincia ed all’ingegner Fabio Berlanda, responsabile Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia, sullo stato delle pratiche di concessione per derivazione d’acqua a scopi idroelettrici sui fiumi trentini. Negli ultimi 20 anni, gli impianti di produzione energia sul territorio sono passati da 80 a 209. (c.l.)













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