Desireè ha vinto, via alle cure staminali

Ieri pomeriggio il giudice Flaim ha firmato l’ordinanza: «Non possono essere fatte distinzioni sul “diritto alla speranza”»


di Mara Deimichei


TRENTO. La piccola Desireè ha vinto la sua battaglia. Ieri alle 15 il giudice Flaim ha depositato la sua ordinanza con la quale «impone» agli «Spedali riuniti di Brescia» di somministrare alle bambina di Taio la terapia Stamina. E il volto del padre della bambina si è finalmente disteso. Ora può sorridere perché ha in mano la sua carta vincente, quella che regala a Desireè (affetta da Sma, l’atrofia muscolare spinale) la possibilità di migliorare la sua vita. «Sappiamo che la sua è una malattia che non si può curare ma il trapianto di cellule staminali può farla star meglio. E intanto gli studi fanno avanti». Ora hanno questa possibilità. L’ordinanza è stata inviata all’azienda ospedaliera di Brescia e il dispositivo prevede che la «Stamina foundation dovrà fornire il proprio know how e se necessario il personale competente, ed il ministero della salute dovrà prestare tutta la necessaria collaborazione scientifica, tecnica e finanziaria sotto la responsabilità del medico prescrittore». Si tratta di Costanza Giannelli, il primario dell’unità di neuropsichiatria infantile del Santa Chiara che ha arricchito con un suo scritto la mole di documenti che sono stati portati davanti al giudice Flaim. Giudice che nella sua ordinanza parte da decreto legge firmato dal ministro della salute Balduzzi pochi giorni fa e che autorizzava il ricorso al protocollo Stamina per tutti i pazienti che abbiano già iniziato il trattamento, per quelli a cui sia stato effettuato il prelievo da paziente o da donatore delle cellule destinate all’uso terapeutico e per quelli in cui sia intervenuto un ordine del giudice. E riprende il concetto della tutela del «diritto alla speranza». Ed è qui che il giudice riconosce come «non sia manifestamente infondato ritenere che sia del tutto irragionevole limitare il diritto a tale speranza a coloro che hanno già iniziato a ricevere il trattamento Stamina e negare invece lo stesso diritto alla medesima speranza a colore che, parimenti affetti dalla stessa malattia o comunque da gravissime malattie non curabili con medicinali già autorizzati o sperimentati, per mera causalità si sono rivolti agli Spedali riuniti dopo l’emissione dell’ordinanza o si sono visti rigettare dal giudice l’accesso alla cura». Insomma, per il giudice, non possono essere fatte delle distinzioni in base al mero dato cronologico. Ci sarebbe quindi una disparità di trattamento che sarebbe lesiva del principio di eguaglianza, un principio previsto dalla Costituzione. Nella sua ordinanza Flaim cita anche la «necessaria tutela della dignità della persona» per spiegare perché ha detto sì alla cura Stamina per Desireè. E ieri in tribunale c’era anche un rappresentante della Onlus che ha dato la massima disponibilità a offrire tutto quello che è nelle loro disponibilità per il trattamento per Desireè.

E mentre al primo piano del tribunale si discuteva, sotto c’era la manifestazione di decine di persone (amici, familiari di Desireè ma anche i sindaci nonesi con il tricolore) che chiedevano quello che poi il giudice ha concesso: una speranza per una bimba che non ha nemmeno 4 anni e che già lotta come un leone per la sua vita.

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