Dalpez: «Ateneo, siamo preoccupati»

L'allarme della Camera di Commercio: il futuro dell'università riguarda tutti


Roberto Colletti


TRENTO. «Il futuro dell'Università non è questione che riguardi esclusivamente Piazza Dante o i professori. Riguarda tutti. Sollecitiamo più serenità nel confronto e più attenzione al contesto, di cui il mondo delle imprese è certamente parte». Adriano Dalpez così riassume la discussione affrontata dalla Camera di Commercio e sintetizzata in un documento pubblico: «Siamo preoccupati».

«Ne abbiamo parlato in giunta. Non vorremmo che una questione di grande peso e delicatezza finisca per risolversi in uno scontro, in un duello tra autorevoli campioni. Sarebbe sbagliato, si correrebbe il rischio di perdere di vista le ragioni di fondo dell'esistenza stessa dell'università», dice Dalpez.

Autonomia accademica contro gestione responsabile dei quattrini pubblici. Sono, semplificando, le due insegne messe in campo dai duellanti. Quando grandi verità cozzano, la ragione di solito sta da un'altra parte.  «E' anche la nostra impressione», conferma il presidente della Camera. «Rappresentiamo le categorie economiche e la nostra posizione è semplice: l'autonomia dell'università è sacrosanta, ma non deve diventare una condizione per trasformarla in una realtà separata dal mondo in cui vive, il Trentino. Tanto più quando questo mondo le garantisce le risorse per lavorare e prosperare. Va, dunque, trovato un equilibrio intelligente per realizzare questo progetto. Le risorse ci sono ed anche gli uomini: facciamolo. Una posizione semplice, come le dicevo, ma non ingenua».

Quindi avete deciso di intervenire direttamente nello scontro sullo Statuto universitario...
No, non è questo il terreno che ci compete. La Camera invece, questo sì, esercita il diritto di parola che le deriva dall'essere un socio fondatore di quest'università, fin da quando nel 1962 partecipò alla costituzione dell'allora Istituto Trentino di Cultura. Ricordato questo e ribadito il totale accordo sull'acquisizione da parte della Provincia delle competenze in materia - è la realizzazione di un percorso coraggioso iniziato mezzo secolo fa - la nostra preoccupazione è che tra università e territorio lo scambio sia forte e reciproco. Come la vediamo? La Provincia, l'economia e le imprese investono risorse in istruzione e ricerca, l'ateneo crea e coltiva eccellenze che, in qualche misura, sostengono lo sviluppo del territorio. Credo che sia una visione accettabile.

L'Università di Trento vanta molti meriti accademici internazionali. Quanto ai riflessi sul territorio - forzando un po' la sintesi - i più visibili sono l'ingombrante presenza edilizia e l'aumento delle pigioni...
E' una forzatura. La sua presenza, da quel lontano 1962, fa parte integrante della maturazione dell'intera società. Rapporto complesso, non sempre facile. Oggi, per tornare alle nostre preoccupazioni, registriamo difficoltà nella collaborazione con le realtà economiche. Come Camera ci abbiamo provato con qualche successo, ma non quanto avremmo voluto. Prima con i corsi tenuti da docenti universitari all'Accademia di commercio e turismo, poi con la scuola di formazione superiore di Tsm. Un modo per trasferire conoscenze e maturare professionalità.

Più difficile lo scambio tra imprese ed Università. Una ricerca di qualche anno fa rilevava una pressoché perfetta estraneità tra aziende ed università e ricerca.
E' così, purtroppo, con responsabilità che non possono essere imputate ad una sola parte. Un problema non risolto. Due esempi, senza la pretesa di descriveree la complessità del tema: Giordano Tamanini, rappresentante della Camera nel consiglio d'amministrazione dell'università, segnala lo scarso interesse ad organizzare stages universitari presso le aziende; oppure riscontriamo la tiepidissima attenzione per l'istituzione - è una nostra iniziativa elaborata dal consigliere Mariano Gianotti - di un corso di laurea in tecnologia degli scavi, utile sia per l'attività mineraria, sia per il progettato tunnel del Brennero.

Insomma, fatta salva l'autonomia accademica, maggior attenzione alla comunità in cui (e di cui) si vive non guasterebbe...
Posta così, la domanda ha una punta critica che vorrei evitare. Ma la risposta è sì, l'attenzione dev'essere reciproca o alla lunga distrugge il rapporto virtuoso. Lo ha già detto il presidente Dellai e noi condividiamo le sue preoccupazioni. Magari avremmo usato un tono un po' meno secco, ma i suoi argomenti sono i nostri: in nome dell'autonomia accademica non ci si può astrarre dal contesto ed ignorare da dove provengono le risorse che quella libertà alimentano e sostengono. Se così fosse, sarebbe una visione miope, addirittura autolesionista. Siccome non è questa l'anima dell'Università di Trento, auspichiamo che, riposta la polemica e sospesi gli scontri di principio, si ritrovi la via del dialogo, confermando la vocazione originaria di centro di cultura aperto, libero, pragmatico.













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