la storia

Dalla Romania senza patente. E adesso guida il pullman

 «Sono arrivata nel 2000 e facevo la lavapiatti. Poi ho vinto il premio donna romena dell’anno»


Daniele Peretti


TRENTO. Calina Mihali: dalla Romania, senza nemmeno la patente, a Trento per diventare autista delle linee urbane di Trentino Trasporti. La sua è una storia di riscatto vissuta negli anni più difficili per la comunità romena in Italia quando doveva affrancarsi da una fama non certo positiva. Partiamo dalla Romania: «Sono nata a Borșa nel distretto di Maramureș, il 21 gennaio del 1970. Avevo un sogno: quello di studiare per fare la sarta, ma per la mia famiglia le donne dovevano solo lavorare e così a malincuore aiutavo in casa ed in campagna».

Nel 2000 il primo viaggio in Italia.

Si poteva venire solo con un contratto di lavoro, ma già molti altri romeni erano arrivati e si erano trovati bene. Con l’aiuto di una mia amica ho avuto il mio primo contratto di lavoro come cernitrice alla Melinda che mi ha permesso di uscire dalla Romania. Il permesso di lavoro durava nove mesi. Sono riuscita a lavorare anche nella raccolta delle mele e come lavapiatti.

Perché ha deciso di fare la patente?

È stato il proprietario dell’hotel dove lavoravo a consigliarmelo: alla mattina raggiungevo l’albergo con il pullman e alla sera lui mi riportava a casa in macchina. A fine contratto mi disse che se avessi fatto la patente, al mio ritorno in Italia mi avrebbe dato la macchina per muovermi meglio.

Qual è stata la maggiore difficoltà che ha dovuto superare al suo arrivo in Italia?

Di certo la lingua. La mia partenza è stata decisa in fretta ed al contrario di altre mie amiche non ho avuto il tempo per studiare la lingua italiana. Ho capito subito che se volevo lavorare dovevo parlare italiano e ho imparato in fretta.

Poi è tornata in Romania non pensando di certo che quella patente le avrebbe cambiato la vita nel giro di qualche anno...

L’ho presa più per soddisfazione personale che per una reale necessità non pensando di certo che mi avrebbe portato alla professione della mia vita.

Dopo aver fatto la badante sempre in Val di Non, Calina Mihali si trasferisce in Valle dei Laghi.

Sì, mi ero stufata di stare chiusa in casa ed ho deciso di tornare a fare quello che era stato il mio lavoro: lavorare in campagna. Venni a sapere che in Valle dei Laghi cercavano delle raccoglitrici di verdura ed ho preso l’occasione al volo.

Un lavoro duro che però faceva volentieri.

Si, non mi pesava. Fino a quando una sera tornando dal lavoro sporca, sudata e piena di polvere non incontrai un’altra donna: pulita, pantaloni neri e camicia bianca. Le chiesi se lavorava, mi rispose di sì e che faceva l’autista per l’autonoleggio Perini di Vezzano, guidava un pulmino da 9 posti.

Fu l’invidia a innescare la scintilla?

In parte si. Parlai col titolare e gli chiesi se poteva dare un pulmino anche a me.

Quale fu la risposta?

Positiva, ma solo quando fossi stata in possesso della patente KB che abilitava tra l’altro alla guida di taxi e mezzi a noleggio con conducente.

Un certificato di abilitazione che è ha cambiato radicalmente la sua vita.

Esattamente. Dopo aver fatto esperienza, ho preso la patente E ed il CQC e nel 2017 sono entrata in Trentino Trasporti.

Com’è stato l’impatto?

Nessun particolare problema, a parte una diffidenza iniziale come sempre succede quando sei nuovo in un ambiente di lavoro. Non sono mai stata messa in difficoltà e sono sempre stata rispettata.

È del 2013 il riconoscimento di “Donna romena dell’anno” istituito dal Consolato Onorario di Romania di Trento.

Fu una sorpresa del tutto inaspettata. La festa era quella del primo marzo “Mărțișor” che per noi romeni comprende sia quella della primavera che quella della donna che celebrammo al teatro di Gardolo.

Che ricordo ha?

Bellissimo, ma quando il Console Onorario Maurizio Passerotti mi chiamò sul palco mi tremavano le gambe.

Un ricordo della Romania?

Non so dire il motivo, ma ho rimosso quasi tutto quel periodo. Sarà stato per il matrimonio andato male, sarà perché comunque non è stata un’infanzia felice però ho dimenticato molte cose. In Romania ci torno tutti gli anni a trovare i miei genitori, quindi il rapporto lo mantengo. Penso di tornarci quando andrò in pensione, ma dal 2016 sono cittadina italiana e tale mi considero.

Un consiglio per chi arriva in Italia dalla Romania?

Affrontare le difficoltà senza abbattersi e vivere onestamente. Se si ha rispetto e l’umiltà di crescere con calma, i risultati arrivano per tutti.

Se si guarda indietro cosa pensa?

In fin dei conti da lavapiatti sono diventata autista di autobus di linea: direi che la mia carriera l’ho fatta. Non sono stati anni facili, ma li ho affrontati serenamente.

Ha mai pensato di tornare In Romania?

No. Quando ho deciso di venire in Italia l’ho fatto per chiudere col passato che sapevo anche cosa mi avrebbe riservato. Emigrare aveva tante incognite, ma non ho mai avuto paura. Ho fatto lavori duri altri più leggeri, ma ho sempre lavorato. Certo c’è voluta tanta volontà e disponibilità, ma alla fine ce l’ho fatta. Ho nostalgia di dove sono nata, ma penso che sia un sentimento comune per tutti coloro che sono stati costretti a trasferirsi, ma sono contenta così.”

 













Scuola & Ricerca

In primo piano