Daldoss: «Basta campanili I cittadini sono maturi»

L’assessore agli enti locali dopo il voto sulle fusioni: «La riforma delle Comunità non va toccata, è stata appena fatta. Nessuna competizione con i singoli Comuni»


di Luca Marognoli


TRENTO. Il voto di domenica dimostra che il campanilismo è finito. Sostituito da una sensibilità comunitaria più ampia e matura. Ne è convinto l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss.

Assessore, i 140 Comuni sotto i 5 mila abitanti (esclusi quelli neonati) dovranno gestire i servizi in maniera associata. Questo comporterà conflitti o sono preparati a farlo?

Penso che siano preparati perché si parla di gestioni associate non da oggi, ma dal 2010, da quando cioè sono nate le Comunità. Noi abbiamo cambiato la norma stabilendo che la gestione venga fatta in un contesto più ridotto, quello degli ambiti territoriali omogenei, fino a 5 mila abitanti, ma la filosofia resta la stessa: fare le cose in comune per farle meglio.

E il campanilismo?

È finito il tempo del campanilismo. I campanili devono servire per salire e avere lo sguardo lungo, di grande prospettiva, e non per fermarsi sulla porta e custodirne l'accesso.

Bella immagine. Ma alla luce delle fusioni, con la riduzione dei Comuni, la riforma delle Comunità va rivista?

È appena stata fatta, ha pochi mesi di vita e quindi non se ne parla di ritoccarla. Esplica la sua funzione in questa prima applicazione. Mi pare, da come stanno uscendo le cose, che i Comuni siano protagonisti delle scelte che si fanno in Comunità e questo è in linea con lo spirito della riforma.

Il minor numero di municipi quindi non comporta conseguenze...

No, anche perché con la legge di riforma istituzionale di fatto si era già superato questo livello e da tre si era scesi a due: ci sono i Comuni, c'è la Provincia e un ente intermedio, che potrebbe essere anche un consorzio se non una Comunità, che deve fare sintesi sull'ambito territoriale: per progetti di sviluppo e per l'identificazione di una strategia complessiva che obbligatoriamente deve essere riferita a un territorio più ampio di un singolo Comune.

Un ente intermedio che non deve essere in competizione con i Comuni...

Assolutamente non in competizione, non terzo, un livello che sappia esprimere sì scelte politiche ma di sviluppo del territorio.

Soddisfatto in che misura dell'esito del referendum?

Soddisfatto soprattutto che da parte dei cittadini sia stata fatta una valutazione che li pone ad un buon livello di capacità di interpretare i tempi nuovi che stiamo vivendo. Una capacità che va anche oltre le aspettative. È un segnale importante e di buon auspicio per il futuro.

I prossimi passi?

L'individuazione degli ambiti territoriali omogenei. I primi passi veri sono le elezioni delle Comunità, ma le ritengo - come dicevamo - una scelta che riguarda i Comuni, anche nelle modalità elettive.













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