Dal cinema Art déco al parcheggio: ecco piazza Silvio Pellico

L’antico edificio fu demolito nel 1968, ma è restata la villa con cui «dialogava». Un alto palazzo al posto della stazione


di Mauro Lando


TRENTO. Un palazzo di sei piani costruito mostrando un insieme di pieni e di vuoti, un altro lungo 120 metri con la facciata disegnata da cornici di alluminio tutt’attorno a finestre, un terzo del tutto diverso che, con le sue colonnine e conchiglie, appare spaesato nel contesto. Al centro dei tre complessi si apre un piccolo parcheggio che ha il nome di piazza Silvio Pellico, laterale di via Torre Verde.

È questo un luogo che nel corso dei decenni ha avuto grandi trasformazioni caratterizzate però da una singolare sincronia nella costruzione e nella riedificazione. Tutto infatti è stato realizzato tra il 1907 ed il 1911 e quasi tutto è stato demolito e ricostruito nella forma attuale tra il 1964 ed il 1968, anni del boom edilizio. Il rischio dell’uniformità architettonica è stato evitato grazie al “salvataggio” dell’unico palazzetto originario.

Pure il nome della piazza è originario essendo stato assegnato dal Comune nel 1913 certamente con la volontà di rivendicare l’italianità di Trento, in quel momento città dell’Impero austroungarico. Silvio Pellico, forse giova ricordarlo, è il patriota piemontese che l’Austria aveva imprigionato allo Spielberg di Brno dal 1822 al 1830. In precedenza quell’area era chiamata piazza del Vo in riferimento all’antistante vicolo del Vo che la metteva in collegamento con il centro cittadino. Il più ampio e scenografico Passaggio Dorigoni è arrivato nel 1911.

Quel grande spiazzo, diventato adiacente alla città dopo che nel 1858 fu spostato l’Adige, non poteva rimanere a lungo inutilizzato e così nel primo decennio del Novecento vi si aprì il cantiere per la costruzione della Ferrovia Trento Malè. Là dove ora si trova il lungo palazzo sul fronte occidentale della piazza fu realizzata tra il 1907 ed il 1909 la stazione di partenza della ferrovia con i binari che percorrevano la sponda del retrostante Adigetto lungo l’attuale via Petrarca. Stazione e binari sono rimasti in quel luogo fino al 1964 quando si è avuto il trasferimento a via Secondo da Trento. Il passaggio successivo a fianco della stazione ferroviaria è stato nel 1995.

Merita ricordare che l’originaria stazione fu progettata dall’architetto Emilio Paor con l’intervento anche dell’architetto Marco Martinuzzi e che le decorazioni furono affidate al pittore Umberto Moggioli. A impianto ferroviario demolito nel 1964 la società ferroviaria chiese ed ottenne la concessione edilizia per costruire un palazzo progettato dagli ingegneri Michelangelo Perghem Gelmi e Enrico Azzali. La commissione edilizia si oppose per una questione di distanze e volumi, ma il sindaco Nilo Piccoli diede il benestare.

Successe però che alcuni mesi dopo fu autorizzata una variante chiesta dalle Assicurazioni Itas subentrate nella proprietà dell’area. Il nuovo progetto per l’edificio lungo 120 metri, molto diverso dal primo, fu firmato dall’architetto Efrem Ferrari.

È invece dell’architetto Gianleo Salvotti il palazzo caratterizzato da vuoti e pieni che si erge sull’angolo tra via Torre Verde e via Gazzoletti. È stato costruito nel 1968 - 1969 dopo la demolizione di edificio in stile “Art déco” che ospitava il cinema Italia. Tale complesso, realizzato come ristorante e luogo per spettacoli, fu inaugurato il 28 gennaio 1911 in tempo per una gran festa di carnevale. Si chiamava “Eden Maffei” dal nome del costruttore Baldassare Maffei e nel suo interrato si apriva un salone di 200 metri quadrati denominato “Inferno”: era una birreria e uno spazio per conferenze e balli. Nel 1913 vi trovò posto il “cinema Eden” che sapeva trasformarsi anche in “Café chantant”. Durante il fascismo cambiò nome in “Cinema teatro Littorio” assumendo infine dal 1947 quello di “Cinema Italia”: l’ultimo film fu proiettato l’1 settembre 1968. All’indomani si iniziò la demolizione e Trento perse un edificio assolutamente caratteristico.

Resta da raccontare l’unico edificio che in piazza Pellico non è cambiato: si tratta di “Casa Rossi, Simeoni, Alimonta” che si trova sul versante nord. Le sue caratteristiche ora la rendono diversa rispetto ai palazzi vicini, diversa ma non secondaria per merito delle sue decorazioni di pregio. Originariamente dialogavano con quelle dell’ “Eden Maffei – cinema Italia” che era stato costruito di fonte.

Il demolito edificio per spettacoli e la “Casa Rossi - Alimonta” hanno ambedue la firma dell’architetto Giuseppe Tomasi, che tra il 1910 e 1911 seppe creare una sorta di unicum architettonico.

In assenza del suo antistante e originario punto di riferimento, “Casa Rossi – Alimonta” mostra sì i suoi pregi ma appare spaesata: la sua facciata si addice infatti più ad un boulevard che ad un parcheggio quale realmente è piazza Pellico.

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