TRENTO

Da cinque anni a scuola nei container

All'Istituto Pertini di viale Verona i prefabbricati dovevano essere temporanei, ma sono stati installati dopo i crolli del 2017. E rischiano di restare ancora a lungo


ILARIA PUCCINI


TRENTO. Natale in Trentino. Stagione di sci e turismo invernale, periodo in cui hotel, terme e centri benessere registrano il tutto esaurito. Intanto però nel “backstage” dell’ospitalità, il luogo deputato alla formazione dei futuri operatori dell'immagine, dai saloni di parrucchieri ai centri estetici, da anni si studia e si lavora in condizioni precarie.

Si parla dell’Istituto di Formazione Professionale “Sandro Pertini” di Trento, e in particolare della sede deputata ai corsi in Servizi alla Persona di Viale Verona. Qui, nell’estate 2017, un cedimento strutturale durante le operazioni di pulizia propedeutiche al nuovo anno allertò il personale scolastico e fece scattare delle verifiche al complesso, risalente alla prima metà del '900, che rilevarono delle profonde fessure alle pareti e crolli di calcinacci. La parte interessata fu dichiarata inagibile e se ne decretò la demolizione.

Nel dicembre 2017, i lavori del cantiere vicino alle aule sorpresero studenti e personale con un secondo crollo. Da lì si decise che le classi erano da spostare in soluzioni temporanee, una serie di moduli prefabbricati, simili a container, posti nell’area sud del giardino, finché i lavori di restauro e rifacimento della sede storica non fossero stati ultimati. Da allora, però, tra annunci, interrogazioni e le perplessità di studenti e famiglie, i lavori hanno arrancato, e l’ultima gara per poter finalmente realizzare un nuovo edificio, così da poter fornire a tutti condizioni dignitose in cui esercitarsi come parrucchieri ed estetisti, è andata deserta. Cinque anni dopo, i moduli che dovevano essere temporanei sembrano ormai diventati parte integrante della struttura.

«Dall’avvio delle attività didattiche e laboratoriali nei container - spiega la dirigente scolastica Maria Rita Magistro - gli spazi si sono via via saturati, e oggi ci troviamo in una situazione di forte pressione». Questi prefabbricati, suddivisi su due piani per una totalità di 23 aule, 2 laboratori di acconciatura e uno di estetica, ospitano oggi i circa 350 ragazzi dei corsi diurni, la sala docenti e la bidelleria.

Fare lezione ed esercitarsi per anni in spazi pensati per il breve termine, però, non è facile: per riscaldare si usano termoconvettori elettrici temporizzati, «ma basterebbe un’ora di guasto - osserva la dirigente - e con la tenuta termica di un container, si rischia di congelare». Per non parlare del caro energia: anche questa scuola, per pagare le bollette, ha ricevuto gli stanziamenti pubblici dal Comune.

I disagi maggiori però sono su maggio, giugno e settembre, perché queste strutture sono sprovviste di climatizzazione. Ci sono poi altri limiti, come l’impossibilità di appendere lavagne interattive di tipo Lim: gli studenti così non possono che assistere passivamente ai materiali didattici proiettati su schermi o teli. È dal 2018 che si studia così.

Chiediamo invece cosa sia rimasto di utilizzabile nel vecchio edificio. «Ci sono un paio di aule e la maggior parte dei laboratori - spiega Magistro - più gli uffici del personale amministrativo. Al corso serale i ragazzi sono circa un centinaio, quindi riusciamo a suddividerli tra l'Aula Magna e l’aula di informatica».

Dopo anni di attesa, le acque parevano essersi finalmente smosse con la pubblicazione del bando d’appalto lo scorso luglio: 19,7 milioni di euro per la costruzione della nuova sede. Gara, come detto, andata deserta.

«Penso sia dipeso dall’adeguamento dei prezzi, la base d’asta era stata elevata di 2 milioni, ma non è stato sufficiente anche a causa del caro materiali- spiega Magistro - durante la sua ultima visita a novembre, l’assessore Bisesti ha garantito entro le feste la pubblicazione di un bando aggiornato a 21 milioni. E speriamo che stavolta qualcuno si faccia avanti».

Mentre si attende l’avvio dei lavori, il cui completamento sembra ancora lontano nel tempo - la dirigente ipotizza almeno tre anni a patto che non ci siano nuovi imprevisti - al Pertini si studia come si può, non potendo che ricorrere a nuove soluzioni tampone.

«Nell’ultimo incontro con la Provincia abbiamo chiesto una struttura modulare aggiuntiva, domanda che a voce è stata accolta - afferma la dirigente - ora si tratta di avviare lo studio di fattibilità, speriamo in tempi rapidi perchè gli spazi in cui studiamo e lavoriamo sono davvero stretti».

C’è poi la questione di monitorare la sede storica, fintanto che verrà utilizzata. I controlli sulla sua tenuta sono svolti da Apop, l’Agenzia Provinciale per le Opere Pubbliche. «A breve dovrebbero arrivare delle nuove sonde in grado di comunicare ogni movimento sismico in diretta all'ufficio tecnico, ed entro il prossimo anno contiamo di completare la manutenzione del vecchio complesso» spiega Magistro.

Nuovi container, dunque, e nuovi investimenti per garantire la sicurezza alle ali non demolite dell’edificio, in attesa del suo rimpiazzo.

«Il nostro prossimo incontro è a gennaio 2023 - conclude la dirigente - e sarà occasione di valutare la messa a terra di queste promesse. Il Pertini si merita non solo una sede nuova, ma spazi adeguati per svolgere le attività di parrucchiere ed estetista con adeguate dotazioni ».

In ballo ci sono non solo la dignità e la professionalità degli studenti, ma l’immagine dell’ospitalità trentina tutta.

 













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