Crollo delle nozze e record di divorzi

In Trentino sempre meno matrimoni e coppie sempre più «scoppiate»


Alessandro Maranesi


TRENTO. «Uniti finché morte non vi separi». Con questa promessa le coppie consacravano il loro matrimonio. Un'espressione che però non inquadra più la reale situazione della famiglia trentina che ha inanellato negli ultimi anni una serie di record tra divorzi e separazioni (in continuo aumento) e matrimoni (il cui numero è in caduta libera) da far impallidire le statistiche nazionali.

Sempre meno all'altare, sempre più dal giudice. Nel 2009 i nuovi matrimoni in Trentino sono stati 1.658. L'anno prima (ultimo dato disponibile) separazioni e divorzi hanno raggiunto la cifra più alta della loro storia: 1.443. In pratica, un saldo positivo di sole 200 unità.

Tanto per intenderci nel 1980 i matrimoni erano stati 2.590 e l'insieme di separazioni e divorzi 288. E le due annate individuate mostrano un trend inarrestabile: di anno in anno, infatti, mentre calavano le unioni, le decisioni di mettere fine al matrimonio aumentavano. Ancora 10 anni fa, infatti, le coppie che decidevano di stare unite per la vita erano quasi 2 mila, mentre chi decideva di darci un taglio erano meno di mille.

E il fatto sorprendente è che siamo pure ai vertici nazionali di questa situazione: siamo al penultimo posto in Italia (dietro a noi solo il Friuli) per numero di matrimoni, visto che sono 3,1 ogni mille abitanti, mentre siamo ai vertici nazionali (al quarto posto) per quantità di divorzi: l'1,21 per mille. Anche il loro numero totale è aumentato in modo sorprendente, passando da 59 nel 1980 a 630 nel 2008.

Poche chiese, tanti municipi. Ma le novità non finiscono. Perché nel 2009 è accaduto un fatto che pochi, alcuni anni fa, avrebbe potuto prevedere. E cioè che i matrimoni civili sono, di fatto, lo stesso numero di quelli religiosi: sono stati 813 quelli celebrati davanti al sindaco, 845 quelli avvenuti in Chiesa davanti a un sacerdote. Anche qui basta studiare un po' gli annuari per scoprire una realtà che negli anni si è rivoluzionata. Il 1980, infatti, sembra distare ere geologiche se si pensa che allora i matrimoni civili erano stati solo 321 e quelli religiosi 2.269. Anche il 2001 sa ormai di tempo antico visti i cambiamenti avvenuti: allora i matrimoni in municipio furono infatti 711, contro i 1.248 celebrati nelle parrocchie trentine.

Le iniziative di sostegno. Visto il quadro non è un caso che la Provincia sia corsa ai ripari. L'ultimo atto è di pochi giorni fa con l'inaugurazione a Rovereto, dopo che lo stesso era già avvenuto nel capoluogo, di un punto informativo di mediazione familiare attivato presso il tribunale. «Il presupposto è che un matrimonio deve finire nel modo più civile possibile, tanto più se ci sono anche dei figli» spiega il dirigente del servizio Politiche sociali della Provincia Luca Comper e per questo il punto informativo sta proprio là dove, nei tribunali, c'è più bisogno e facilità di avvicinare le persone interessate «allo scopo anche di migliorare la qualità della vita. Loro e dei loro figli».

Comper svela poi come sia stata messa a punto una vera e propria task force di 17 mediatori (a cui si aggiungono quelli dell'associazione Alfid) pronti a mettersi all'opera per riuscire a trovare accordi tra i genitori quando una famiglia sta per finire. «Ci sono tre equipe sparse sul territorio, formate appositamente per questo scopo. Senza contare che la Provincia mette in campo anche altri tipi di risorse per il dopo divorzio: in alcuni casi può anticipare l'assegno di mantenimento e, seppure allo stato embrionale, sta partendo un servizio di residenzialità per padri divorziati senza casa. Perché in tempi di "società liquida" bisogna pensare anche a questo» conclude il dirigente.













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