Crisi, sempre più italiani chiedono aiuto

Lo scorso anno si è rivolto per cibo, vestiario o credito il 17% di connazionali in più. In aumento anche gli aiuti nelle valli



TRENTO. Il Rapporto 2013 della Caritas, presentato ieri mattina a Trento, fotografa una crisi persistente che porta sempre più italiani a chiedere aiuto. Sono stati ben il 17 per cento in più del 2012 infatti (1031 le richieste pervenute per la precisione) i cittadini italiani a chiedere cibo, vestiario, consulenze o credito solidale, presso gli uffici di Trento e Rovereto e sempre di più anche nelle valli.

Sono state complessivamente (fra italiani e stranieri) 3770 le persone contattate dai vari centri diocesani (+2% sul 2012), e 27.618 le richieste inoltrate a Caritas (+26% sul 2012), fra queste 17127 erano per aiuti alimentari, 3985 le domande di ascolto e accompagnamento, 1878 quelle per vestiario e 1370 per ottenere un credito agevolato.

Da una parte – hanno spiegato i curatori dello studio - la crisi si espande ed erode anche il capitale delle reti sociali da sempre operanti nelle comunità di valle, tipicamente più solide che non in città, dall'altra probabilmente sono via via più efficaci le campagne che rendono note le possibilità di aiuto offerte da Caritas e Fondazione Comunità Solidale, suo braccio operativo.

Nei centri di ascolto periferici aumenta così la richiesta del 6% rispetto al 2012, mentre cala dell'8% fra Trento e Rovereto, anche perché oggi Caritas indirizza se possibile le persone presso la propria comunità di vita. Forse inoltre gli italiani si vergognano ora meno di chiedere aiuto.

Uno dei problemi principali accanto alla perdita del lavoro, è la precarietà abitativa, che vede il 52% dei richiedenti aiuto in affitto con ovvie difficoltà a pagarlo, e percentuali elevate di persone invece che vivono per strada, in roulotte o analoghe situazioni instabili oppure presso amici e conoscenti. Si rileva che l'età media delle persone senza un'entrata personale incontrate dagli operatori di Caritas sia fra gli italiani tra i 40 e i 49 anni nel 34% dei casi, e ben più alta (fascia 50-65 anni) nel 33% dei casi.

Gli stranieri hanno in generale mediamente un'età più bassa. Fra gli uomini di età maggiore, i volontari e gli operatori rilevano una forte propensione alla depressione legata alla perdita del ruolo lavorativo e/o sociale. Fra le donne causa di difficoltà è invece il doversi ricollocare lavorando magari in età matura, per sopperire alle mancate entrate dei mariti o compagni.

Un tema emergente è poi la trasformazione da straordinario in ordinario del credito solidale, che era nato per soddisfare emergenze estreme in ambito abitativo e oggi si rivela purtroppo uno strumento necessario per l'ordinaria gestione della casa: per pagare affitti, mutui, bollette. Sono stati così erogati quasi 140.000 euro nel 2013 su 83 finanziamenti concessi(nell'88% dei casi proprio per la casa).

Per toccare però anche l'aspetto positivo, i responsabili di Caritas hanno messo in luce i successi del progetto speciale “Ridare speranza”, che ha coinvolto 23 persone da aprile a dicembre 2013, erogando 45.596 euro di compensi per 2567 ore di lavoro svolto. L'intento è riportare autonomia lavorativa a persone che erano uscite dal mercato del lavoro.

Alla fine la discussione ha dovuto vertere sulla necessaria riconversione delle politiche abitative della Provincia e dei Comuni, spostando l'uso del denaro e delle risorse progettuali pubblici dalla proprietà, assetto maggioritario in Italia, a forme diversificate dell'abitare, adeguate alla precarietà, debolezza e alle diverse fasi di vita delle famiglie e delle persone.

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