Crisi e bot, i timori dei trentini

Ma le banche invitano alla prudenza: «Non fatevi prendere dall'emotività»


Alessandro Maranesi


TRENTO. Paura di perdere i risparmi di una vita. E' quella che in questi giorni di forte speculazione sui titoli di Stato italiani molti piccoli investitori stanno affrontando. Per anni infatti i btp hanno rappresentato il luogo sicuro per i propri risparmi. Ora però tutto è cambiato e in tanti, anche in Trentino, hanno preso d'assalto gli sportelli bancari in cerca di rassicurazioni.

«Chi ha dei risparmi in questo momento ha bisogno di essere rassicurato ed informato, quasi protetto» spiega Nicola Calabrò, direttore generale della Banca di Trento e Bolzano. Che ammette: «Non si vedono certo le fughe, in Trentino operazioni affrettate o dettate dal panico non stanno avvenendo ma una richiesta di maggiori notizie da parte nostra quella agli sportelli si nota» svela ancora il manager.

Sì perché per molti, anche i non addetti ai lavori, la paura è che i bot possano arrivare a superare la soglia del rendimento del 7%. Un livello pericoloso, che avvicinerebbe l'Italia al baratro del fallimento e che nei giorni scorsi è stato pericolosamente avvicinato dai mercati, prima che la Banca centrale europea intervenisse portando un po'di respiro.

Proprio perché anche nelle banche trentine, nonostante sia pieno agosto, capita di vedere file di persone preoccupate e in attesa di informazioni, è necessario fare chiarezza per dare tranquillità a chi investe: «Noi lavoriamo direttamente sui mercati, siamo degli investitori - spiega Marco Galliani, responsabile delle gestioni patrimoniali di Cassa centrale banca -. Non stiamo vedendo particolari disinvestimenti e consideriamo quanto avviene in questi giorni come l'onda lunga della crisi del 2008». L'esperto non si tira indietro nel dare consigli agli investitori trentini: «Diciamo che non sarà una crisi passeggera, però al momento non si prevede nulla di tragico».

Anche Paolo Carazzai, responsabile dell'area commerciale di Trento per il colosso Unicredit, punta a rassicurare gli investitori, pur ammettendo che qualcosa nei piccoli risparmiatori trentini è cambiato: «E' mutata la percezione nei confronti dei titoli di Stato e stiamo notando comportamenti guidati a volte dall'impulsività» spiega.

E poi analizza: «Il concetto di "solidità" di un investimento è destinato a diventare sempre più limitato. Per questo gli operatori come noi "investono" in una maggiore consapevolezza e maturità dei risparmiatori. E così si evitano comportamenti legati all'emotività», che pure per Unicredit è il peggiore dei comportamenti che si possono tenere.

Anche Calabrò, infine, non manca di analizzare la situazione: «Oggi é davvero difficile offrire consigli, anche perché ci aspettiamo una estrema volatilità dei mercati obbligazionari ed azionari nei prossimi mesi». E però anche Banca di Trento e Bolzano concorda su un fatto: «In generale è venuto meno il concetto di "bene rifugio" rappresentato dai titoli governativi e per questo sempre più bisogna diversificare il portafoglio titoli».

Sì perché, in definitiva, la via crucis dei mercati è destinata a non finire: «La situazione é ancora più complessa rispetto al 2008. Oggi è difficile ipotizzare come se ne uscirà, sicuramente assisteremo ad una lunga fase caratterizzata da uno scenario instabile» conclude Calabrò.













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