profughi in trentino

Corridoi umanitari, sono atterrati a Roma i primi 100 profughi siriani portati legalmente in aereo

29 di loro saranno ospitati nella tenuta della Diocesi di Trento a Ravina. Tra di loro molti bambini. Ad accompagnarli Mattia Civico


di Chiara Bert


TRENTO. Sono arrivati questa mattina all'aeroporto di Fiumicino a Roma accompagnati dal consigliere provinciale Matti Civico i quasi 100 profughi siriani che verranno ospitati in Italia dal progetto Corridoi umanitari. Ad accoglierli anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni. Hanno vissuto quattro anni nelle tende di nylon del campo profughi di Tel Abbas, estremo nord del Libano, a pochi chilometri dal confine con la Siria, a pochi passi da quella che un tempo era casa loro, Homs, di cui oggi restano solo le rovine di una drammatica guerra civile. Arriveranno in Italia domani, con un volo Beirut-Fiumicino, questa volta senza rischiare la vita via mare, nei viaggi della speranza che troppo spesso si sono trasformati in tragedie.

Arrivati in Italia i 100 profughi siriani portati in aereo

Sono atterrati questa mattina a Fiumicino i primi cento profughi siriani portati con il progetto Corridoi umanitari della Comunità di Sant'Egidio. 29 di loro saranno ospitati dalla Diocesi di Trento a Ravina.

Ventinove dei quasi 100 profughi siriani che sono entrati legalmente e in sicurezza in Italia, grazie al primo corridoio umanitario attivato dal governo italiano con la Comunità di Sant'Egidio, la Federazione elle Chiese evangeliche e la Tavola Valdese, saranno ospitati in Trentino, a Villa San Nicolò, tenuta di proprietà della Curia.

Il progetto prevede di portare in Italia un migliaio di profughi in due anni, non solo dal Libano, ma anche da Marocco e Etiopia. Si tratta di 24 famiglie, 93 persone in tutto - di cui 41 minori - che in ragione della loro condizione di vulnerabilità hanno ottenuto un visto umanitario a territorialità limitata rilasciato dall'ambasciata italiana in Libano. In Trentino saranno accolte sette famiglie imparentate tra loro: 18 sono bambini, 14 hanno meno di sette anni, l'ultimo è nato a inizio dicembre. Tra loro c'è Badee'ah, 53 anni, per tutti "mamma" peché nel campo di Tel Abbas è lei che tutti cercano quando c'è un problema. Con Badee'ah ci sarà suo figlio Rami, 28 anni, con i suoi bambini Aboudi, 4 anni, che ha già imparato qualche parola di italiano, e il piccolo Hattumi, che di anni non ne ha nemmeno due e l'unica casa che ha conosciuto è il campo profughi.

Per la loro condizione di vulnerabilità, queste persone hanno ottenuto un visto umanitario a territorialità limitata rilasciato dall'ambasciata italiana in Libano. Il Trentino ha aperto le porte a 29 di loro, l'accoglienza sarà a carico della Provincia e della Diocesi e la prossima settimana saranno presentati in una conferenza stampa a cui parteciperanno il vescovo uscente Luigi Bressan e quello appena nominato don Lauro Tisi. Un progetto umanitario sostenuto a larga maggioranza dal consiglio provinciale, che a dicembre ha votato una mozione bipartisan presentata da Civico, che nel campo di Tel Abbas è stato due volte, e questi uomini e donne li ha conosciuti tutti. Nel piccolo campo libanese al confine con la Siria vivono da tre anni anche i volontari dei corpi civili di pace dell'Operazione Colomba: tra loro anche volontari trentini, che con i profughi siriani hanno condiviso non solo le tende di nylon ma anche storie, affetti, speranze. È anche questo legame con un pezzo generoso di Trentino che ha consentito che i 29 di Tel Abbas arrivino a Trento. Mentre al Brennero si alzano nuovi muri che pensavamo abbattuti per sempre, Rami, Hattumi, Aboudi e gli altri ci ricorderanno il dramma della guerra e la sfida di un'Europa che sa aprire le porte a chi fugge.













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