trento

Coprifuoco a mezzanotte? Gli studenti non ci stanno

Tutti contro la linea della fermezza “anti movida” del Comune. E spunta una proposta: «Date a noi l’area Italcementi»


di Valentina Zeni


TRENTO. Coprifuoco a mezzanotte e ronde di polizia fino alle tre del mattino: gli studenti universitari non ci stanno e sono pronti a dare battaglia. Ancora una volta la cosiddetta "movida" trentina ritorna al centro dei riflettori e nessun giovane sembra essere favorevole alle nuove misure di sicurezza entrate in vigore a partire da oggi. Claudio D'Amico, pugliese e studente di Informatica, non ha dubbi: «Non si può bloccare e limitare un'intera città per le esigenze di pochi». Secondo lui i problemi reali sono altri, come gli spacciatori e i tossicodipendenti presenti nelle zone di piazza Dante e piazza Venezia.

Paolo Boschetto, studente magistrale del corso di Finanza, invece, è giunto a Trento dopo aver conseguito la laurea presso l'Università di Parma: «Non ho ancora avuto la possibilità di vivere la vita notturna qui in città, ma le notizie che mi hanno dato i miei compagni di corso non rincuorano». Quella che descrive è una Trento particolarmente tranquilla, ma certo non a misura di studente, dove i locali si contano sulle dita di una mano, le discoteche vengono chiuse e le feste in casa vengono interrotte dall'arrivo della polizia.

Anche Sara Toldo non lascia spazio ad interpretazioni: «I politici devono capire che questa è una città universitaria e che se gli studenti se ne vanno saranno i trentini a rimetterci, non solo in termini di denaro». Secondo lei il problema principale riguarda proprio i residenti, "colpevoli" di aver abbassato ulteriormente la loro soglia di tolleranza: «Ormai a Trento non si può neppure andare al bar a vedersi una partita: esultare per un gol è motivo di discussione». Anche Beatrice Deanesi, veronese iscritta a Giurisprudenza, parla di mancanza di tolleranza: »Trento vive di giovani, serve più flessibilità». Coprifuoco meno fiscale dunque e, come nella sua città, bar aperti fino a tardi, per dare a tutti la possibilità di vivere appieno gli spazi pubblici.

Tra gli studenti non manca però chi fa appello al buonsenso: «Va bene dare delle regole, ma non si può vietare tutto, ci devono anche permettere di vivere: così Massimo Bonomo, studente magistrale in Lettere. Per lui le ronde non sono necessarie, sarebbe sufficiente la presenza di qualche poliziotto a cui rivolgersi in caso di necessità. Elena Costaiola, di Salerno, iscritta ad Economia, ha racconta la sua esperienza nella sua città: «Da noi è diverso, da quello che ho potuto vedere, a Trento nel weekend non c'è movida, non capisco di cosa si stia parlando».

Arianna Calore e Alice Sartori, trentine iscritte a Sociologia, lanciano, invece, una proposta: «Apriamo uno spazio fuori dal centro, magari nell'ex area dell’Italcementi, raggiungibile tramite un servizio di bus navetta». Un'idea su cui concorda anche Marco Del Giacomo, studente di Giurisprudenza: «Bisogna creare delle alternative, anche in zone periferiche". Stare in un bar, secondo lui, non basta: i giovani avrebbero anche altre esigenze, di cui l'amministrazione dovrebbe farsi carico.













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