Coppia scomparsa, controllati i soci

Sequestro di persona a scopo di estorsione. E’ questa l’ipotesi di reato con la quale la Procura di Trento ha iscritto l’inchiesta sulla scomparsa di Carla Franceschi e Renato Bono



TRENTO. Sequestro di persona a scopo di estorsione. E’ questa l’ipotesi di reato con la quale la Procura di Trento ha iscritto l’inchiesta sulla scomparsa di Carla Franceschi e Renato Bono, la coppia di Favrio di Fiavé che non dà notizie di sé da lunedì notte. L’inchiesta ora è seguita insieme dal Procuratore capo Giuseppe Amato e dal pm Maria Colpani. Si allontana l’ipotesi dell’incidente, mentre si rafforza quella di un allontanamento dovuto a ragioni di soldi. Per questo sono in corso accertamenti bancari sui conti dei due. Le indagini si sono spostate in questi giorni a Verona e Modena, dove i due avrebbero avuto alcuni contatti di lavoro, con alcune persone, in particolare con una donna, di cui si conosce solo il nome, Orietta, ma si sta passando anche al setaccio la posizione di un keniano, che avrebbe fatto da tramite in Italia con la coppia, per alcuni investimenti in un villaggio turistico in costruzione sulle coste keniote. L'autovettura della coppia, un’Opel Antara grigia, non è stata ancora ritrovata, i telefoni cellulari restano ancora muti.

A Favrio i familiari vivono ore di angoscia. La figlia di Carla Franceschi, Christel, non crede all’allontanamento volontario. Nel frattempo sono stati eseguiti anche i primi rilievi in casa della coppia. Il reparto specializzato nelle investigazioni scientifiche dei carabinieri di Trento, ieri pomeriggio ha eseguito un sopralluogo all'interno dell'abitazione durato alcune ore. In mattinata erano stati svolti gli accertamenti di laboratorio su un iPad ed alcuni gioielli, ritrovati all'interno di un'altra autovettura, parcheggiata nel cortile e intestata alla donna, una Peugeot cabriolet, nella speranza che possano dare indizi utili alla soluzione di questo giallo.













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