Consulta, sì alla legge Rossi: «Con Bolzano un compromesso»

Astenuti Civica, M5S e Bottamedi. Si apre la difficile partita delle nomine: l’organismo non partirà prima di maggio


di Chiara Bert


TRENTO. Parte, con il via libera all’istituzione della «Consulta dei 25», il processo che dovrà portare alla riforma dello statuto di autonomia. Con le 5 astensioni annunciate (Borga, Cia e Civettini di Civica Trentina, Filippo Degasperi del M5S e Manuela Bottamedi del Patt) e 27 voti a favore, il consiglio provinciale ieri ha approvato il disegno di legge sottoscritto da tutti i gruppi ad eccezione della Civica e dei 5 Stelle.

La Consulta. L’organismo sarà composto da 25 membri (9 consiglieri provinciali e 15 tra rappresentanti delle parti sociali, dei Comuni e dell’associazionismo) e durerà in carica 12 mesi prorogabili per altri 12: formulerà delle proposte di riforma che dovranno poi interfacciarsi con quelle che usciranno dalla Convenzione altoatesina (che ha già avviato i lavori), per arrivare alla fine del percorso ad un disegno di legge regionale da sottoporre al parlamento. Un percorso in salita, e lo dimostra anche il doppio binario con cui Trento e Bolzano hanno scelto di muoversi, scartando una convenzione regionale. Per molti un punto di grande debolezza, ma per il presidente della Provincia e della Regione Ugo Rossi, intervenuto ieri nel dibattito, non è invece stato un errore: «Il patto con Bolzano prevede una fase di consultazione delle nostre due società che potranno esprimersi nelle loro differenze. Poi servirà un compromesso alto, e per raggiungerlo dovremo saper fare, quando sarà il momento, un passo indietro». Rossi ha richiamato il «Pacchetto» del ’72 e alla lungimiranza del leader della Svp Silvius Magnago: «Quello - ha ammonito - dev’essere lo spirito per rafforzare i rapporti fra Trento e Bolzano. Non dividiamoci tra “noi” e “loro”, lo statuto è uno solo». Il compromesso, ha spiegato Rossi, riguarderà in primis il ruolo della Regione, che a Bolzano la destra tedesca vorrebbe cancellare: «La prospettiva dell’autonomia del Trentino e dell’Alto Adige dovrà essere nel quadro regionale». E la nuova Regione, ha detto Rossi, dovrà essere il luogo della cooperazione politica ed istituzionale sui grandi temi comuni, rete dei trasporti, energia, previdenza integrativa, sanità.

Il governatore ha poi criticato le minoranze: «Mi spiace che qualche consigliere - ha detto riferendosi a Bezzi e Fugatti, promotori di un ordine del giorno (bocciato) che voleva introdurre nello statuto il richiamo alla famiglia fondata sul matrimonio - abbia approfittato per inserire temi nobilissimi ma che riguardano la Costituzione. Questa non può essere l’occasione per inserire le nostre sensibilità ideologiche nello statuto, che non deve sostituirsi alla Costituzione, sarebbe la fine dell’autonomia».

Le critiche. Pronta la risposta delle opposizioni. «Il presidente non ci dica cosa è giusto fare e cosa non lo è», ha ribattuto Maurizio Fugatti (Lega), «noi questo percorso lo stiamo affrontando con rispetto, se la maggioranza ha problemi interni se li gestisca». Filippo Degasperi (M5S) ha confermato la sua astensione per via delle modalità con cui si è arrivati a questo ddl e dei rischi: «I tempi ci sono stati dettati da altri, il processo è informativo e non partecipativo e non è detto che il compromesso sarà al rialzo».

I nomi. Approvata la legge, ora si tratta di comporre la Consulta. Università, imprenditori, sindacati, Cooperazione, Consiglio delle autonomie, la Conferenza delle minoranze linguistiche dovranno indicare ciascuno i propri rappresentanti. Tre nomi spettano alle associazioni ed è qui che il presidente del consiglio Bruno Dorigatti e l’Ufficio di presidenza dovranno fare selezione, tenendo conto della rappresentatività. L’invito del presidente del consiglio è che vengano indicati nomi autorevoli. Tra quelli che circolano finora ci sono giuristi come Roberto Toniatti (costituzionalista), Barbara Marchetti (amministrativista), Luca Nogler (giuslavorista), il politologo Paolo Pombeni, l’economista Mariangela Franch. «Non siano solo giuristi ma anche studiosi della società che ne sappiano cogliere gli aspetti innovativi», ha esortato ieri Beppe Detomas (Ual). Sicuramente l’iter di nomina richiederà del tempo: la Consulta potrebbe insediarsi tra maggio e giugno, è la previsione di Dorigatti.













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