Consulta, la politica commissariata dai giuristi

Woelk batte Poggio: eletto vicepresidente. Maestri: «Sconfitta la competenza delle donne». Subito sul tavolo il nodo della Regione e i rapporti con Bolzano


di Chiara Bert


TRENTO. Che la politica non sia in grande spolvero era cosa ampiamente nota. Ieri se n’è avuta conferma nella prima seduta (in diretta streaming) dei lavori della Consulta per la riforma dello Statuto, l’organo a 25 - politici e società civile - incaricato di elaborare un documento preliminare con gli indirizzi per la revisione della «carta fondamentale» dell’autonomia, la cui proposta finale (al parlamento) spetterà al consiglio regionale.

Giuristi mattatori. Il dato di cronaca è che ieri la Consulta ha eletto il suo vicepresidente: Jens Woelk, associato di diritto costituzionale comparato alla facoltà di Giurisprudenza di Trento, nominato dalla Conferenza delle minoranze linguistiche, affiancherà il presidente Giandomenico Falcon, anche lui costituzionalista. Woelk ha ottenuto 14 voti contro i 9 della sociologa Barbara Poggio, espressione delle associazioni: il suo nome è stato fatto da un altro giurista, Luca Nogler, ma il primo ad avanzare l’ipotesi della vicepresidenza a un esponente delle minoranze linguistiche era stato il consigliere della Civica Rodolfo Borga («I ruoli di vertice devono essere terzi»), supportato da un fronte trasversale dalle minoranze (Viola, Fugatti) al politologo Paolo Pombeni all’economista Carlo Borzaga. Madrelingua tedesca, esperto di minoranze e questione sudtirolese, Woelk farà da interfaccia con la Convenzione di Bolzano. La politica è stata dunque costretta a fare un passo indietro: chi, come Mario Tonina (Upt), Donata Borgonovo Re (il cui nome circolava da settimane come papabile) e Lucia Maestri (Pd), aveva suggerito un vice «politico» per garantire un collegamento stretto con il consiglio, è stato costretto a battere in ritirata. Le consigliere Dem hanno giocato la «carta donna»: «La democrazia è compiuta solo se parla al maschile e al femminile».

Donne sconfitte. Borzaga ha fatto il nome di Poggio ma ai voti si è imposto Woelk, nonostante la sindaca Laura Ricci avesse proposto di rinviare l’elezione. La concretezza dei non politici ha (fortunatamente) avuto la meglio. Delusa Maestri: «È stata sconfitta ancora una volta la competenza delle donne». Frecciata di Borgonovo Re: «La Convenzione di Bolzano ha due presidenti donne, ma è un’altra civiltà». Eletto Woelk, la Consulta ha affrontato il secondo punto all’ordine del giorno, i sette nuclei tematici che il presidente Falcon ha proposto di affrontare nella prima fase dei lavori (120 giorni, incontri ogni due settimane, conclusione prevista il 9 gennaio). Si parte la prossima seduta con «i fondamenti dell’autonomia»: territorio, popolazione, caratteri, tradizioni, valori di autogoverno, Euregio. Della relazione introduttiva è stato incaricato Pombeni: «Accetto volentieri di portare la croce, non so come andrà a finire. La Comunità è la Regione o le due Province?».

I nodi: preambolo, Regione. I nodi che la Consulta si troverà a dover sbrogliare sono già emersi, «con Bolzano convitato di pietra», ha ricordato Borgonovo proponendo di dialogare da subito con la Convenzione. Primo fra tutti il ruolo della Regione, baluardo per i trentini, sempre più superflua oltre Salorno, dove il tema è stato salomonicamente rinviato. Ente di supremazia o di collaborazione tra le due Province? «Il nodo va sciolto», avverte Falcon. Per Nogler «serve un approccio pragmatico», «per molti altoatesini Degasperi resta un traditore, ma se chiediamo che senso hanno due facoltà uguali di Giurisprudenza a Trento e Bolzano, si può essere d’accordo». «Sta a noi trovare una soluzione intelligente che renda la Regione un ente utile», suggerisce Marcello Poli, «un territorio di un milione di abitanti pesa più di due da 500 mila». Convergenza sull’idea di un preambolo allo Statuto che contenga le ragioni dell’autonomia, «che ha bisogno di un’anima», osserva Matteo Cosulich. Resta da vedere la Consulta si fermerà a un documento o si spingerà fino ad un articolato di legge. E resta da capire come si garantirà la partecipazione dei cittadini: «Si cominci da subito», incalzano Poggio e Anna Simonati.













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