Congresso: Olivi-Civico, prove di dialogo

Il consigliere in pole se il vicepresidente si dimettesse. Ma il resto del gruppo frena. Manica: «No al candidato unico»


di Chiara Bert


TRENTO. Il vicepresidente della giunta Alessandro Olivi resta ufficialmente «in fase di riflessione» ma nel suo partito tutti leggono il suo attivismo di questi giorni, e le sue proposte sul futuro del Pd, come il preludio a una sua discesa in campo al congresso di maggio. Le sue dichiarazioni - in cui ha richiamato i Dem a un maggior protagonismo e all’unità per ambire a conquistare la leadership della Provincia persa alle primarie 2013 - erano un test per sondare la condivisione sul suo nome, il risultato è questo: gruppo provinciale in frenata, preoccupato per i riflessi sulla giunta (da cui Olivi dovrebbe dimettersi perché lo statuto Pd prevede l’incompatibilità con la carica di segretario), apertura da Mattia Civico, uno dei leader della minoranza interna e da sempre vicino all’ex assessora Donata Borgonovo Re (fin qui tra i più papabili per la corsa alla segreteria). I maligni non mancano di far notare che Civico - preferenze alla mano - sarebbe in pole per subentrare a Olivi in giunta. E di totogiunta si parla dentro e fuori dal partito.

«Apprezzo lo sforzo del vicepresidente Olivi - spiega Mattia Civico - nessuno penso abbia voglia di uno scontro fratricida fine a se stesso. Ma un congresso unitario può essere tale solo se basato su delle verità condivise e che riguardano ineludibilmente la linea politica del partito, il progetto e la visione per il Trentino, le priorità che vogliamo darci. Sono lieto se rispetto al passato si riconoscono gli errori che evidentemente ci sono stati e se ora si vuole guardare avanti insieme. Mi sembrerebbe un atteggiamento responsabile». Ma Civico avverte: «Il congresso unitario, se unitario sarà, deve essere il segno di un grande coraggio e non di un calcolo basato sulla paura di un confronto. Se è invece utile confrontare sensibilità e visioni, non si abbia paura. Abbiamo il tempo per un dialogo serio, mai stato indisponibile. Sia chiaro - è la postilla - che la priorità non sono i destini personali». Di destini della giunta parla la consigliera Lucia Maestri: «Concordo con Olivi quando avverte il Pd deve ritrovare unità per dare più peso alla sua azione politica. Ma la carica di vicepresidente non è nella disponibilità del singolo, deriva da un percorso politico. Olivi è stato il nostro capolista, il più votato con oltre 13 mila preferenze, e indirizza la linea del Pd. Se si dimettesse si perderebbe un elemento fondamentale del nostro governo». Senza contare che questo avverrebbe dopo che dalla giunta è già stata silurata Borgonovo Re, la più votata dopo Olivi. Pesa le parole il presidente del consiglio Bruno Dorigatti: «Non possiamo mettere in fibrillazione la giunta e la coalizione». Il capogruppo Alessio Manica riflette: «Alessandro è una delle principali risorse del Pd ma sulle sue eventuali dimissioni serve una riflessione collettiva. Concordo sulla necessità di recuperare una condivisione per sviluppare una proposta forte e ambire ad avere la leadership nel 2018, ma immaginare un candidato unico al congresso mi sembrerebbe contraddittorio. Il Pd paga dall’inizio visioni differenti, occorre chiarirci. Se in nome dell’unità si rinviasse questo confronto, i nodi riesploderebbero il giorno dopo».

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