Concorso caos: code di ore e proteste

In 800 al PalaTrento per 8 posti a tempo indeterminato come assistente educatore. Ed era soltanto la preselezione


di Martina Bridi


TRENTO. Partecipare in 800 ad un concorso pubblico che mette a disposizione 8 posti a tempo indeterminato non lascia forse grandi speranze. Ma, oltre a ciò, ritrovarsi a fare i conti con una pessima gestione della prima giornata di test può far perdere la pazienza. E infatti molti di quelli che ieri mattina si sono recati al PalaTrento per affrontare la prima di tre prove per una graduatoria di assistente educatore nelle scuole della provincia, hanno avuto da ridire sulla disorganizzazione che li ha tenuti in balia della Commissione per oltre 5 ore. Di questi 800, solo 70 potranno accedere alla prima prova scritta.

Dopo essere stati convocati alle 8.30 del mattino, solo alle 11.40 i candidati hanno potuto cominciare ad affrontare il test preselettivo. Più di tre ore infatti sono trascorse per ultimare le procedure relative alla verifica delle identità, all'assegnazione del posto a sedere di ognuno dei candidati e alla comunicazione delle istruzioni per la prova. Il palazzetto in località Ghiaie, che solitamente ospita partite di pallavolo e talvolta concerti, è stato riempito di panche e tavoli in legno per permettere a tutti di trovare posto. Peccato che, come ha osservato qualcuno dei concorsisti, pur avendo ricevuto l'ordine di sedersi non più di due ad ogni tavolo, qua e là ci fossero anche dei gruppetti da tre.

Dopo aver tanto atteso, gli aspiranti educatori hanno avuto un'ora a disposizione per svolgere il test a crocette. Una volta terminato è però ricominciato il caos che li aveva accolti all’inizio. Di nuovo lunghe file prima di consegnare il test e, finalmente, uscire dal palazzetto. Alle 13.30 in molti erano ancora dentro al PalaTrento a fare la coda davanti ai banchi dei membri della Commissione. Il malumore era più che palpabile: c'era chi si era preso mezza giornata di permesso e doveva rientrare subito al lavoro, chi invece era atteso dai figli per il pranzo. Tutto senza la possibilità di avvisare via cellulare di un'eventuale ritardo, visto che i telefonini erano stati ritirati all'inizio della mattina dalla commissione esaminatrice per evitare qualsiasi comunicazione con l'esterno.

Tanta rigidità da un lato e dall'altra pochissima attenzione da parte dei commissari riguardo alla chiusura delle buste allo scadere del tempo. In fila per riconsegnare le prove, infatti, molti dei partecipanti tenevano in mano buste aperte contenenti i test a crocette appena compilati. Le penne, almeno quelle, erano già state ritirate. Quanto basta, comunque, per lasciar aleggiare tra i presenti illazioni circa la possibilità di copiare e ritoccare le crocette prima della consegna finale.

Tra i partecipanti anche Serena Ferrari, che attualmente lavora in un asilo nido: «Mi piacerebbe passare alla scuola primaria, per questo mi sono iscritta al concorso ma non so come sia andata». Vicino a lei in fila per uscire Marco Costa, arrivato a Trento da Bassano del Grappa, dove lavora con gli anziani, per partecipare al concorso: «Sarei disponibile a trasferirmi se mi offrissero un buon posto - spiega - il test non era tanto difficile, anzi forse un po' troppo superficiale e poco attinente alla professione di educatore». Valentina Tessari, educatrice in un asilo nido con contratto a tempo indeterminato, ieri ci ha provato lo stesso: «Fa sempre bene tenersi delle porte aperte». Come lei, tra i concorrenti c'erano molti lavoratori allettati dall'idea di poter passare a lavorare dall'asilo alle scuole elementari o medie, oppure dalle dipendenze di una cooperativa sociale alla Provincia.

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