«Con le diagnosi precoci di cancro si muore meno»

Il dottor Galligioni, primario di oncologia: oggi si sopravvive più a lungo e la qualità della vita del paziente è migliore, grazie alla medicina personalizzata


di Matteo Ciangherotti


TRENTO. «Chi l’ha detto che i tumori sono in aumento? In realtà alcuni tipi di tumore sono in diminuzione e altri in crescita perché legati all’invecchiamento della popolazione. Oggi di cancro si muore meno, si sopravvive più a lungo e la qualità di vita del paziente è aumentata, indipendentemente dalla prognosi». Parola di Enzo Galligioni, direttore del reparto di Oncologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Conclusi i giorni della ricerca promossi dall’Airc, durante la cerimonia il professor Umberto Veronesi ha detto: «Oggi circa una persona su due corre il rischio durante la sua esistenza di ammalarsi di cancro; questo perché la malattia colpisce soprattutto nella seconda metà della vita». Il crescente invecchiamento della popolazione porta e porterà, dunque, a una maggiore diagnosi di malattia tumorale. Si vive di più e, così, si rischia di più. Equazioni e numeri non sempre coincidono, ma i dati, epidemiologici e clinici, non mentono. «Oggi non possiamo più parlare genericamente di tumore, perché nella maggior parte dei casi, entrando nel Dna delle cellule tumorali, siamo ormai in grado di definire e distinguere quale tipo di tumore a seconda della mutazione genetica».

Cosa significa identificare la tipologia del tumore?

Definire il tipo di tumore consente un approccio terapeutico mirato; la chiamiamo medicina personalizzata e si avvale di farmaci specifici. Se per esempio sono in grado di identificare una mutazione genetica alla base del cancro, posso agire con un farmaco bersaglio che contrasti quella mutazione. In quel caso avrò una risposta anche superiore alla chemioterapia.

I tumori sono in aumento?

Bisogna fare delle distinzioni. Prendiamo i quattro casi di tumore più frequenti, escludendo i carcinomi della cute. L’incidenza del tumore al polmone è in calo negli uomini, che hanno capito di dover smettere di fumare, mentre cresce nelle donne, la cui emancipazione le ha rese più suscettibili all’abitudine del fumo. Le diagnosi di cancro alla prostata aumentano perché si vive più a lungo. I tumori del colon-retto e della mammella sono, invece, più o meno stabili.

Oltre al fumo, quali sono gli altri fattori di rischio?

Se il tabacco incide diciamo per il 30%, allo stesso modo (circa per il 35%) influisce il bilancio energetico dell’organismo. Il rapporto tra quello che mangio e quello che consumo deve essere in equilibrio. Una sana e corretta alimentazione, insieme a un’adeguata attività fisica, riducono il rischio di ammalarsi di cancro allo stomaco, all’intestino e alla mammella. Non solo. Una donna in sovrappeso con un tumore alla mammella risponde meno efficacemente alle cure rispetto a una donna normopeso. Sono dati documentati.

E l’inquinamento?

Guardi, se si escludono aree e zone particolarmente sottoposte, l’inquinamento in media agisce per il 3%. Una misura minore. I due terzi dei fattori di rischio comprendono il fumo e uno scorretto stile di vita.

Poi c’è la diagnosi precoce.

È un altro fattore fondamentale. E per questo bisogna aderire ai programmi di screening: Pap test dall’età fertile in poi per il tumore del collo dell’utero; mammografia che a breve anche in Trentino porteremo a partire dai 45 anni poiché sempre più donne giovani si ammalano di cancro al seno; analisi del sangue occulto delle feci per il tumore del colon retto e Psa per quello della prostata, entrambi dopo i 50 anni.

I vaccini?

Si ritiene che alcuni virus possano favorire lo sviluppo di una neoplasia. Nel caso del Papillomavirus la relazione con il tumore dell’utero è accertata. Dunque è raccomandata la vaccinazione anti Hpv alla popolazione femminile prima che avvenga il primo rapporto sessuale. Quasi nessuno lo ricorda, ma il vaccino contro l’epatite B ha ridotto i casi di carcinoma del fegato.

Si può rompere quella barriera comunicativa che ci faceva parlare di cancro come «male incurabile», «lunga malattia»?

Si deve. Oggi dobbiamo dire le cose come stanno. Il paziente stesso viene informato in modo corretto. Cancro una volta voleva dire solo morte e dolore, ma oggi non è più così: si muore di meno e si soffre di meno.

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