Con i nuovi sconti di pena a Spini si svuota il carcere

Sono già una decina quelli che hanno lasciato Spini grazie al nuovo decreto. E ora iniziano le scarcerazioni per quelli “beccati” con una piccola dosi di droga


di Mara Deimichei


TRENTO. Il carcere di Spini si sta svuotando. La causa? L’applicazione del decreto svuota carceri firmato il 17 dicembre ed entrato in vigore la vigilia di Natale. Gli uffici giudiziari trentini si sono messi subito al lavoro ed erano oltre 30 le richieste di parere partite dal tribunale di sorveglianza e dirette alla procura. Una decina quelle che sono state accolte e quindi una decina i detenuti che grazie all’aumento del premio per la buona condotta, hanno lasciato le celle. A questi si aggiungono quelli che a Spini c’erano arrivati in forza di un’accusa di spaccio accompagnata dall’attenuante della «modesta quantità». Ora infatti il «piccolo spaccio» è diventato un reato autonomo e la pena è minore rispetto a quello per il precedente generico spaccio e quindi di minor durata è anche la custodia cautelare. Che da un anno è scesa a tre mesi. Solo ieri un giudice - dopo aver analizzato le posizioni - ha deciso per due scarcerazioni di due persone ma è facile intuire che questo numero aumenterà.

Ma cosa prevede il decreto che è già stato ribattezzato svuota carceri? Per quanto riguarda la liberazione anticipata, lo «sconto» di buona condotta per la liberazione anticipata passa da 45 a 75 giorni ogni 6 mesi di carcere. Ossia 150 giorni l’anno. La misura, che scatta sempre con l’ok del giudice, avrà valore retroattivo dal gennaio 2010 e varrà 2 anni dall’entrata in vigore della legge. Produrrà un’uscita anticipata che nel massimo arriva a 6 mesi e per chi vede partire il conteggio dal 2010 interesserà potenzialmente 1.700 persone. Come detto fino a pochi giorni fa erano esattamente 33 le richiesta di parere chiesta dal tribunale di sorveglianza alla procura trentina e in una decina di casi si è arrivati alla scarcerazione. In altri casi il parere seppur positivo può non aver portato alla liberazione anticipata perché comunque il «super sconto» riconosciuto non era sufficiente per far aprire la cella.

Per quanto riguarda invece il «piccolo spaccio», il decreto lo ha fatto diventare un reato autonomo e non - com’era fino a poche settimane fa - un’attenuante del più generico reato di spaccio. Conseguenza? Per le ipotesi minori di spaccio la norma non impedisce l'arresto e l'applicazione di misure cautelari ma prevede la riduzione, nel massimo della pena edittale, da sei a cinque anni. E diminuisce di conseguenza anche il periodo possibile di cautelare: da un anno a tre mesi. E quindi un po’ alla volta usciranno da Spini anche tutte quelle persone che c’erano finite in virtù di un’accusa di spaccio e che abbiamo già trascorso i tre mesi dietro le sbarre. Le ragioni di queste decreto - voluto dal ministro Cancellieri - sono note. Le condizioni delle carceri italiane sono un buco nero da superare. Lo vuole l’Europa, pronta a chiedere conto a suon di sanzioni se da qui a maggio non si metterà in sicurezza il sistema. Lo chiedono da tempo la Corte Costituzionale e il Capo dello Stato, e «il decreto è una prima risposta al suo appello», aveva osservato il premier Letta nel giorno in cui c’era stato il via libera. Oggi i detenuti sono 63.657: rispetto al 2010 si registra un calo rilevante, ma il tasso di sovraffollamento resta sopra il 140%.

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