Comunità di Valle, il Patt azzera le assemblee: giunte con i sindaci

Pronta una riforma che semplifica e torna al passato: elezione solo dei presidenti, obiettivo avere cda di valle


di Chiara Bert


TRENTO. Azzerate le assemblee, giunte composte dai sindaci per dare rappresentanza ai Comuni. Eletti resterebbero solo i presidenti, contestualmente alle elezioni dei sindaci. Quella proposta dal Patt è una riforma destinata a rivoluzionare le Comunità di valle come sono state istituite dalla legge del 2006. Un cambio di rotta totale, quello che questa sera sarà all’ordine del giorno del consiglio del partito autonomista, che darà un mandato forte per un radicale mutamento degli organi di valle.

Un ripensamento globale delle Comunità era stato del resto preannunciato qualche mese fa dall’assessore agli enti locali Mauro Gilmozzi, nel pieno dello scontro con i Comuni sulle gestioni associate: una revisione dell’assetto per garantire una rappresentanza dei sindaci nelle assemblee, in sostituzione di una quota di eletti, e all’interno delle giunte. Un tentativo di superare il conflitto tra molti Comuni e i nuovi enti intermedi e al tempo stesso di ridurre le spese, visto che le indennità dei sindaci sarebbero comprensive dei compensi relativi all’ulteriore incarico.

Ma quella indicata oggi dal Patt è una proposta dai contenuti ben più radicali. «Ci prepariamo ad aggiornare il nostro programma che abbiamo licenziato al congresso - spiega l’assessore provinciale Ugo Rossi - aggiungendo un’ulteriore carica di realismo e di pragmatismo a cominciare dal tema delle Comunità di valle. Vogliamo preparare una radicale riforma di questo strumento che vada nella direzione di una semplificazione assoluta. Sono state introdotte complicazioni di difficile comprensione». Per il Patt va innanzitutto semplificato il meccanismo di rappresentanza, «superando - spiega Rossi - un momento elettivo così politicizzato, passando attraverso i Comuni e recuperando in questo modo un protagonismo maggiore dei municipi». Niente più elezioni delle assemblee, è la proposta degli autonomisti: le prime - nell’ottobre 2010 - sancirono la nascita dei nuovi organi: sfida tra 52 candidati per la carica di presidente, 86 liste, 2.182 candidati per 327 posti nei consigli. Nella nuova architettura immaginata dal Patt i cittadini eleggerebbero solo i presidenti delle 15 Comunità, contestualmente all’elezione dei sindaci, mentre le giunte sarebbero composte dai sindaci, in modo - spiega ancora Rossi - da dare ai Comuni una rappresentanza ben definita», «potremmo dire una sorta di consiglio di amministrazione di valle». Un assetto che riporta ai vecchi Comprensori, anche se Rossi chiarisce: «La riforma va fatta in un contesto di unità di valle, non possiamo pensare di eliminare lo strumento e tornare all’epoca del sindaco solo con il suo cappello in mano davanti all’assessore di turno. Dobbiamo andare avanti trasferendo le risorse ai territori in una dinamica che va oltre il singolo Comune».

Ma già all’annuncio di riforma di Gilmozzi, da alcune Comunità era arrivato l’altolà: «Attenti a non tornare indietro, la storia ci ha dimostrato che la sommatoria dei sindaci molto difficilmente fa l’interesse collettivo - aveva avvertito Cristiano Trotter, presidente della Comunità del Primiero - va rispettato il cardine della riforma, le Comunità sono organismi politici a rappresentatività diretta. La Provincia pensi a cedere più competenze».

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