«Comunità di valle, ha vinto solo la disinformazione»

Divina (Lega): «I partiti del no non hanno voluto il confronto». Leonardi (Pdl): «Regole da cambiare, aumentando le firme»


di Sandra Mattei


TRENTO. Hanno seguito i risultati nelle rispettive case, già consapevoli, forse, che la partita da vincere era troppo ardua. E del resto i rappresentanti dei partiti promotori del referendum per l’abolizione delle Comunità di Valle, Lega Nord e Pdl, a commento della percentuale di affluenza, che alle 17 era al 15,08%, hanno ripetuto i timori espressi durante la campagna referendaria. «Tutto ha giocato contro di noi - ha sbottato Sergio Divina - ad iniziare dalla data scelta a ridosso del ponte, per proseguire con il rifiuto sistematico dei rappresentati di governo a confrontarsi con noi. E’ successo a Rovereto, dove nessuno da Pinter in giù, si è presentato negli incontri elettorali per spiegare le loro ragioni». Alla nostra domanda di quale percentuale di affluenza si sarebbero augurati, per non considerare il risultato un flop, Divina risponde: «Saremmo stati soddisfatti, se avessimo superato la percentuale dei votanti alle elezioni delle Comunità, che è stata del 44%.

Il senatore della Lega Divina conclude amaro: «Pensavamo che su un tema come i costi della politica, visto che qui le Comunità di valle hanno aumentato i livelli di governo rispetto al resto del Paese, fosse sentito dalla popolazione. Vorrà dire che ai trentini va bene così». Eppure, ribattiamo, proprio la disaffezione alla politica diffusa, avrebbe potuto essere uno stimolo in più per andare a votare contro quegli enti che tuttora stentano a funzionare, presi come sono tra rivendicazioni dei Comuni e necessità di sintesi delle spinte di campanile. Maurizio Fugatti , deputato e segretario provinciale del Carroccio, è categorico: «Chi ha fatto disinformazione si assumerà la responsabilità di aver sancito con il fallimento del referendum, la fine dell’autonomia dei Comuni».

Batte anche Fugatti il tasto della disinformazione: «Fino all’ultimo - afferma - ho incontrato chi mi chiedeva per che cosa si votava. E il governatore Dellai che dichiara legittimo non andare a votare, non è un bell’esempio di educazione civica».

Fugatti, quando l’affluenza si attesta al 27,3% facendo un bel balzo di 12 punti rispetto alle 17 (era al 15%) commenta: «In tanti sono andati a votare dopo le cinque, tanto è vero che alla fine è stata l’affluenza di Trento ad avere fatto la differenza, fermandosi sotto il 20%, mentre in più della metà delle Comunità è sopra il 30%. Siamo riusciti a far votare un elettore su quattro, e perciò il risultato non è poi così male». La battaglia ora continua in aula, anche se Fugatti ipotizza: «Le promesse fatte in questi giorni di rendere le Comunità più efficienti, rimarranno nel cassetto». È più ottimista Giorgio Leonardi, segretario del Pdl che non dispera: «Mi auguro che prima o poi si cambi: cinque livelli di governo sono troppi, ma forse ciò succederà solo con la fine del sistema dellaiano». Tutti e tre insistono infine sulla necessità di cambiare l’istituto referendario, aumentando il numero di firme, in modo da garantire una partecipazione maggiore al voto. « Se si ponesse il tetto di 30 mila firme - afferma Divina - le gente sarebbe più coinvolta nel voto».













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