Comuni, stangata da 60 milioni sugli investimenti

Nel 2015 niente budget di legislatura. Daldoss: «Si possono in parte recuperare con l’estinzione anticipata dei mutui»


di Chiara Bert


TRENTO. La stangata sugli investimenti è di quelle pesanti. Nel 2015 niente budget di legislatura, ovvero addio ai 60 milioni all’anno che i Comuni utilizzavano per le manutenzioni. «Un budget vitale», incalza il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena. Ma quei soldi non ci sono, e probabilmente non ci saranno nemmeno nel 2016, è stata la risposta dell’assessore provinciale agli enti locali Carlo Daldoss, che ieri è tornato a incontrare sindaci e presidenti di Comunità per presentare i contenuti del protocollo di finanza locale per il prossimo anno. Una mannaia secondo i sindaci, preoccupati dai tagli pesanti anche sulla spesa corrente e dalla prospettiva di ridursi ad esattori delle tasse per finanziare i servizi.

Mutui e investimenti. Daldoss ha provato ad addolcire la pillola. Grazie al patto con lo Stato, la Provincia potrà attivare un’operazione di estinzione anticipata dei mutui dei Comuni, debiti che ammontano a 237 milioni di euro. «Si tratta - ha spiegato l’assessore - di una liquidità importante che viene immessa nel sistema per i prossimi tre anni, le cui risorse dovranno essere utilizzate per investimenti». Circa 50 milioni dei 237 complessivi sono debiti contratti con i Consorzi Bim (i bacini imbriferi montani), che saranno chiamati a rimetterli in circolo: «Soldi che di fatto torneranno ai Comuni - rassicura Daldoss - un microbudget di legislatura». A disposizione ci sono poi 80 milioni di euro, derivanti dalla revoca di interventi dei Comuni già ammessi a finanziamento ma non più sostenibili. Risorse che saranno destinate alla programmazione sovracomunale, per opere ritenute strategiche per il territorio: una logica che Daldoss ha rilanciato anche ieri senza convincere i sindaci. «Se la riforma istituzionale vuole ridare centralità ai Comuni, poi dobbiamo poter fare investimenti», ha attaccato il senatore Vittorio Fravezzi, sindaco di Dro.

Tagli ai trasferimenti. Non va meglio per la parte corrente. Il fondo perequativo ripartito tra i Comuni nel 2014 era di 178 milioni, che nel 2015 caleranno a 171,9. Ma alla riduzione già pattuita dei trasferimenti si aggiungeranno 13 milioni di euro di maggiori accantonamenti statali per il sovragettito Imu, che passano da 60 a 73 milioni di euro. «Riduceteli», è stato l’appello finale del sindaco di Trento Alessandro Andreatta, «dalla Provincia vogliamo un gesto di buona volontà». Sarà questo uno dei punti di trattativa da qui a lunedì prossimo, quando la giunta provinciale approverà la manovra di bilancio. Daldoss ha spiegato che Piazza Dante è pronta a mettere risorse per compensare il mancato gettito legato alla conferma delle esenzioni della tassa sugli immobili per le attività produttive. Il sacrificio finale sul corrente potrebbe ridursi del 30-40%. Per quanto riguarda il fondo servizi comunali (trasporti, prima infanzia, impianti sportivi, polizia locale), i Comuni avranno a disposizione la stessa cifra del 2014, ovvero 60,4 milioni. «Ma considerato che il fondo è fermo da quattro anni, significa un calo netto perchè i costi continuano ad aumentare», ha avvertito Andreatta. Un aiuto arriverà dall’allentamento del patto di stabilità: il saldo obiettivo scenderà dal 14 al 7,7%, dai 37 milioni del 2014 ai 20,6 del 2015.

Imic. A preoccupare i sindaci è anche la nuova tassa sulla casa, che unificherà Imu e Tasi. Partenza confermata al 2015, nonostante le richieste dei sindaci preoccupati che la novità disorienti i cittadini e appesantisca il lavoro dei Comuni. «Anche a livello nazionale - ha ricordato Daldoss - il governo ha annunciato l’unificazione già dal prossimo anno». Per l’assessore la nuova tassa unica «segnerà un cambiamento culturale, una maggiore autonomia finanziaria dei Comuni e quindi una loro libertà dai trasferimenti provinciali» (che oggi finanziano tra il 30 e il 40% della spesa complessiva, ndr). Con l’Imic i Comuni incasseranno anche il gettito degli immobili produttivi (categoria D), stimato in 54 milioni di euro. Ma i sindaci lamentano che si tratta di un incasso del tutto teorico. «Con tutta la libertà del mondo - ha incalzato il sindaco di Riva Adalberto Mosaner - saremo noi ad alzare le tasse per garantire i servizi mentre la Provincia sgrava le imprese dall’Irap».

Blocco del turn over. Altro terreno di battaglia tra Comuni e Provincia riguarda la spesa per il personale. Oltre al blocco dei contratti, la proposta provinciale è di limitare al 20% il turn over, ovvero una sostituzione ogni 5 pensionamenti. «Insostenibile» per i sindaci, che hanno chiesto di arrivare almeno al 40%: «Alcune figure, come l’operaio, sono imprescindibili per un Comune». «Parliamone», ha aperto Daldoss, «ma nel 40% dovranno essere comprese anche tutte le deroghe».

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