Colpo allo spaccio: 28 arresti 

L’operazione Maestro. Quattro chili di stupefacente sequestrati fra cocaina, eroina e hashish. L’organizzazione formata da magrebini  ed italiani gestiva almeno 80 cessioni al giorno. Droga nascosta nelle aiuole condominiali e soldi sotterrati. E le donne salgono al vertice



Trento. Cantine e appartamenti (anche Itea) per immagazzinare lo stupefacente e confezionare le dosi. Una rete diffusa che copriva i mercati più importanti come quelli della zona di Santa Maria Maggiore e Portela, senza dimenticare le piazze di Rovereto, dell’Alto Garda e di Pergine. Un servizio di mutuo soccorso per evitare di perdere entrate dopo gli arresti. Arrestati che anche ristretti riuscivano a dare indicazioni ai sodali. E anche la “valorizzazione” delle donne che si trovavano a gestire settori importanti dello spaccio come la “cassa” e il magazzino. C’è questo e molto di più nell’operazione “Maestro” dei carabinieri del reperto operativo e del nucleo investigativo dei carabinieri di Trento. Operazione che si è conclusa (per ora) con 23 ordinanze di custodia cautelare e 5 arresti in flagranza di cui uno eseguito proprio ieri mattina. E sei denunciati. L’accusa che viene mossa è pesante: associazione a delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di stupefacente. Eroina soprattutto ma anche cocaina e hashish.

“Maestro”

Ma partiamo dal nome dell’indagine: Maestro. Maestro perché gran parte degli arrestati ha precedenti specifici in materia di spaccio e aveva in qualche modo imparato dagli errori che avevano commesso in passato. E quindi - secondo l’accusa - erano riusciti a mettere in atto una serie di sistemi di difesa per rendersi il più possibile impermeabili alle forze dell’ordine. Cercando di “mettersi in protezione” quando scattavano gli arresti sia per proteggere il proprio business sia per proteggere i sodali. Quindi maestri sì, ma dell’arte di delinquere.

L’organizzazione

Al vertice - secondo le indagini che sono state coordinate dal pm Ognibene - magrebini e anche una donna. E fra i 23 destinatari delle ordinanze (eseguite ieri mattina all’alba dai carabinieri del comando provinciale con l’ausilio dei cinofili di Bologna e Padova e l’elicottero di Bolzano), sei italiani. Tre i chili di cocaina ed eroina sequestrati, un chilo di hashish, una piccola serra di marijuana e quasi 38.000 euro ritenuti proventi dell'attività illecita. L'indagine è partita da una costola di un procedimento del 2018 relativo a episodi di spaccio nella zona di Cavalese, l’operazione Sciamano. Da lì sono partite intercettazioni, pedinamenti e appostamenti, che hanno permesso di risalire agli indagati e accertare 43 episodi di compravendita di sostanze e 400 cessioni «al dettaglio». Per Trento, le piazze di spaccio sono quelle di piazza Dante e della Portela, ma sono stati accertati episodi anche in alcuni parchi. In media, secondo gli inquirenti, venivano messe sul mercato un'ottantina di dosi al giorno. Ossia, un’ottantina sono state quelle verificate dalle intercettazioni, poi c’erano le cessioni dirette. Il cliente affezionato sapeva dove, in quale locale , avrebbe trovato lo spacciatore e andava a rifornirsi senza prenotazione.

Lockdown e carcere

Gli indagati portano avanti l'attività anche durante il lockdown, servendosi di persone che, per trasportare la droga, si offrivano come corrieri per la distribuzione. L'invio delle comunicazioni, da parte dei grandi dell'organizzazione, sarebbe poi stato costante anche durante periodi di restrizione ai domiciliari nell'ambito di altri procedimenti.

Marketing

Secondo il comandante provinciale dei carabinieri, Simone Salotti, il gruppo aveva in sé tutte le caratteristiche dell'organizzazione strutturata. Con una rete stabile di clienti (che coccolavano con iniziative che si potrebbero definire di marketing: se una partita veniva rifiutata perché non buona, la cambiavano senza discutere), con sim intestate a prestanome e un codice per le comunicazioni. La capacità organizzativa sarebbe dimostrata dai diversi nascondigli che avevano sia per il denaro (anche sottoterra) sia per la droga. Con vedette per avvisare dell’arrivo di forze dell’ordine e un sistema di mutuo aiuto sia per quelli in carcere sia per il recupero dei crediti. E una capacità di approvvigionarsi di stupefacente - sulla piazza veronese - molto veloce. M.D.













Scuola & Ricerca

In primo piano