in tribunale

Collare elettronico al cane: padrone condannato

Dovrà pagare un’ammenda dal 1000 euro anche se lo utilizzava solo col «bip», un richiamo sonoro per far tornare l’animale a casa. L’avvocato annuncia appello



TRENTO. On line se ne trovano in vendita anche a 67 euro e poi ci sono i modelli superiori che costano qualche centinaia di euro. Per l’acquisto basta un click e uno pensa di essere a posto. Ma così non è come sa il rendenese che ieri è stato condannato a pagare un’ammenda da mille euro per maltrattamento d’animale. Sì perché l’oggetto così facilmente acquistabile è un collare definito educativo, per cani. Un collare elettronico di libera vendita ma che ieri il giudice ha inteso come una forma di maltrattamento.

Mauro Bondi, avvocato del rendenese annuncia già ricorso forte di perizie per casi simili che dimostrano come questi collari non siano «crudeli». E forte anche di quanti sono pronti a testimoniare come per il cane che è finito suo malgrado a processo ci sia solo tanto affetto.

Il protagonista della vicenda è un piccolo segugio che vive in val Rendena. E che fino a prima del processo, era libero di correre nei boschi vicino a casa. E quando il padrone voleva richiamarlo all’ovile, schiacciava un pulsante che faceva emettere a collare un «bip».

Un suono che per il cane significa «torna a casa». Il collare era attivato con questa funzione (è possibile anche - usando un pulsante diverso - far dare una lievissima scossa elettrica) il febbraio scorso quando il segugio si era allontanato troppo da casa, uscendo dal raggio di azione del collare.

A trovarlo era stato un agente della polizia locale che grazie al microchip aveva individuato il padrone del cane. Ma aveva anche notato il collare nel quale aveva visto un reato. La segnalazione era arrivata in procura e per l’uomo era partita una richiesta di oblazione. L’uomo, però, si è rifiutato di pagare convinto com’è di non aver mai maltrattato il suo animale. E la questione è diventata quindi di principio.

Ieri l’udienza davanti al giudice che però ha dato ragione all’accusa considerando l’uso del collare elettronico alla stregua di un maltrattamento di animale. Da qui la condanna all’ammenda da mille euro. Ma la questione finirà anche in appello come ha preannunciato Bondi. Intanto a perdere libertà è stato il cane. Che prima aveva la possibilità di correre da solo nel bosco attorno a casa con la sicurezza - per i padroni - di poterlo richiamare grazie al collare con il «bip». E adesso, invece, viene portato al guinzaglio.













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