«Coalizione finita» Dellai riparte da un’associazione

L’ex governatore ai suoi: «Da Mellarini finora nessuna proposta. Qualcosa si è rotto, ora serve un nuovo leader»


di Chiara Bert


TRENTO. «Quello a cui abbiamo assistito dopo il congresso dell’Upt è esattamente quello che temevamo: il centrosinistra autonomista non c’è più». È partita da qui la riflessione che Lorenzo Dellai ha proposto ieri sera ai suoi sostenitori, oltre un centinaio riuniti al Museo Caproni di Mattarello, a più di una settimana dal pesante strappo tra l’ex governatore e il suo partito che ha eletto Mellarini nuovo segretario. «Qualcosa di importante si è rotto - ha detto Dellai riferendosi all’Upt - e non so se potrà essere aggiustato perché la gravità della situazione va al di là di una disputa congressuale. Qui si è messa a repentaglio la comunità politica del centrosinistra trentino».

Le porte ad una ricucitura con l’Unione non sono ancora ufficialmente chiuse: «Se ci arriveranno proposte serie, sulla governance del partito, sulla prosecuzione del Cantiere civico e sul superamento dell’incompatibilità del segretario, dovremo essere pronti a valutarle - è la linea di Dellai - ma finora non ne sono arrivate». Anzi. Per l’ex presidente della Provincia quella vista negli ultimi giorni è stata una «diaspora del pensiero», la «mutazione genetica dell’Upt che temevamo», «una posizione salomonica» che da un lato tiene aperta l’esperienza del Cantiere a Trento e Dro e dall’altra tiene in sella la segretaria uscente (Donatella Conzatti, ndr) e apre al partito unico con il Patt.

La conseguenza, secondo Dellai, è che il centrosinistra autonomista come infrastruttura politica non esiste più: «C’è - insiste - un Pd che dice in modo presuntuoso “il centrosinistra sono io” e dall’altra un Patt che punta a costruire attorno a sè l’area autonomista. Esattamente quel deragliamento della coalizione che temevamo».

Per quanto riguarda l’Upt, il fondatore torna sul nodo dell’incompatibilità di Mellarini, «che mette a repentaglio la credibilità stessa della politica». Se, come pare, il segretario non si dimetterà da assessore provinciale, difficile immaginare di poter ricucire. Bisognerà piuttosto, esorta, «fare come se avessimo vinto il congresso». Ovvero andare avanti con il Cantiere, «non disperdere il patrimonio che abbiamo costruito».

In che modo? «Non con un partito», ha chiarito Dellai ai suoi ieri sera. Meglio pensare a uno strumento leggero, flessibile, un’associazione («che non potrà chiamarsi Cantiere») che faccia rete «non solo tra noi ma anche fuori», che tenga insieme sensibilità differenti e sia «compatibile con l’appartenenza a diversi partiti», ripete ricordando quando i partiti del centrosinistra vissero insieme l’esperienza dell’Ulivo di Prodi. Un’associazione che, secondo Dellai, dovrà elaborare pensiero: nuovo statuto di autonomia, famiglia, stranieri, sicurezza, ambiente, innovazione, «una controriforma per i Comuni dove le cose non vanno affatto bene». Altra scommessa dell’ex presidente è costruire «nuova classe dirigente»: «Di certo - è la stoccata - non è nuova quella del partito degli assessori emersa al congresso Upt per succedere al generale». Ma Dellai avverte anche che «una nuova stagione deve avere un nuovo protagonista», e dunque il tema oggi è «individuare nuovi protagonisti anche pensando al 2018»,«al momento quello che vediamo è un assessore (Olivi, Pd, ndr) che vuole fare le scarpe al suo presidente». Ma i leader non si inventano, per cui occorrerà «lavorare sulla formazione». Il sasso è lanciato. I prossimi mesi diranno se qualcuno raccoglierà le suggestioni e cosa cambierà negli equilibri del centrosinistra autonomista.

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