Claudio Cia, il fascino della normalità

Visto con sufficienza dai partiti, potrebbe fare breccia sul popolo. Che non sopporta più i politici di professione


di Luca Marognoli


TRENTO. Claudio Cia? Un “bravo putèl”, un po' dimesso e senza statura politica: l'intellighenzia lo vede così, con molta sufficienza. Ma attenzione a bollarlo precocemente come quello dei pannoloni e della caccia al coniglio. Proprio per il suo basso profilo potrebbe raccogliere più voti presso il popolo, quello arcideluso dai partiti, che i politici messi sui piedistalli (dorati) non li sopporta più e se potesse li butterebbe giù a pedate. Di questa opinione è Giuseppe Filippin, candidato sindaco per la Lega nel '95 contro Dellai e nel '99 contro Pacher. «Cia ha avuto il grande merito di mettere assieme il centrodestra: se ciò sia avvenuto perché ognuno aveva in casa conti da sistemare non lo so. È uno che si dà da fare, è ben visto, sta tra la gente. Non è un personaggio istituzionale, ma un infermiere. Tutti dicono che non ha carisma, io dico che può piacere anche per questo, perché disponibile e affabile: in lista ci sono persone di qualità con le quali potrebbe governare benissimo la città. Il problema del centrodestra è che è abituato a perdere, se iniziasse a pensare di poter vincere potrebbero cambiare le cose. La difficoltà sarà portare la gente a votare: molti sono schifati». Filippin potrebbe tornare a candidarsi, non manca chi lo tira per la giacchetta: «Da un lato mi piacerebbe farlo come servizio alla città, dall'altro ho un atteggiamento di repulsione verso la politica, pensando da chi è rappresentata e dai risultati ottenuti. Ma è difficile trovare un gruppo con cui lavorare su progetti concreti che abbiano un minimo di affidabilità».

Ettore Zampiccoli, candidato sindaco di Forza Italia nel 2005 contro Pacher, avrebbe preferito «una persona affermata della società civile. Non hanno percorso questa strada per piccoli calcoli di bottega interni ai vari partiti. Hanno scelto uno già impegnato in politica ma credo comunque che Cia sia un nome spendibile». Divina e Merler sono finiti nel tritacarne... «Con grande simpatia per tutti e due, io preferisco Cia, che è una novità. Merler è un po' troppo giovane e ha cambiato spesso casacca, manco mi ricordo in che formazione sia adesso. Divina ha già corso alle provinciali e sono dell'idea che non si debba riprovare. Cia ha capacità, è giovane, sveglio, attento. Gli auguro di circondarsi di gente che metta a punto un programma serio, che non si limiti alle tematiche che gli sono care in questo momento, come la sicurezza. C'è il problema dei rapporti con la Provincia, dove Trento è succube e in ginocchio, dell'edilizia nel suo complesso, dell'espansione della città, dello sviluppo economico, dei negozi in crisi nel centro storico...». Poi arriva il giudizio, impietoso, sulla coalizione: «Questo centrodestra lascia perplesso. Forza Italia non c'è più, distrutta dalla gestione Biancofiore - Bezzi. Civica e Progetto Trentino hanno delle buone teste all'interno ma stentano a radicarsi sul territorio: dovrebbero trovare un aggancio nazionale, non possono vivere di localismo. Credo che Andreatta vincerà ancora. Corre un solo rischio: se non passa al primo turno, conoscendo i trentini qualcuno deciderà di cambiare».

Chi storce il naso è Claudio Eccher, candidato nel 1999 alla guida di una coalizione composta da Forza Italia, An, Civica del Buonconsiglio, Upd e Patt (contro Pacher): «Su Cia mi hanno coinvolto marginalmente e sono stato ben contento che sia stato così», taglia corto. «Il suo nome è uscito all'ultimo momento, io avevo tutte altre idee, ma no comment. Gli faccio i miei auguri. Accetto quello che decide la maggioranza...».

Si sente del tutto estraneo alla politica Maurizio Perego, candidato di Forza Italia, An e Ccd, nel 1995: «Non appartengo più al centrodestra e non mi riconosco in nessun'area. Un giudizio da cittadino? Ho conosciuto Cia per la sua attività di infermiere: è una persona molto a posto dal punto di vista professionale e umano».













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