Civica, incarico al fisiatra di 81 anni

E la Rsa di Gabbiolo torna nel mirino: cibo scadente, personale insufficiente



TRENTO. Lavorare mantiene giovani e sono sempre di più coloro che vivono la terza età in splendida forma. Ma la consulenza affidata dalla Civica a un fisiatra di 81 anni, rinnovata in questi giorni, sta facendo molto discutere i familiari degli ospiti. Intanto torna sotto accusa la Rsa di Gabbiolo: personale insufficiente e cibo scadente, è la denuncia del consigliere comunale Claudio Cia, che domenica ha trascorso un intero pomeriggio alla casa di riposo e ha poi presentato un'interrogazione all'assessore alle politiche sociali Violetta Plotegher. Sono quattro le case di riposo gestite dalla Civica (Gardolo, Gabbiolo, Angeli Custodi e San Bartolomeo), che per i propri ospiti non autosufficienti ha bisogno di avvalersi di un consulente specializzato in fisiatria.

L'Azienda sanitaria, con una nota del 9 febbraio, ha fatto sapere di non poter garantire per il prossimo futuro tale assistenza con il proprio personale e quindi ha autorizzato i vertici della Civica ad avvalersi di uno specialista in regime di libera professione. Lo specialista, il dottor Antonio Mossetti, classe 1931, collaborava già con la Civica, che ha deciso di rinnovare la consulenza, per 192 ore e un importo di 68,50 euro all'ora (uguale a quello dell'anno scorso), che porta la spesa annuale prevista a 13.152 euro.

Ma la decisione di affidarsi ad un professionista esterno in età così avanzata non è certo passata inosservata. «Grottesco», la definisce la parente di un'ospite della Rsa di Gabbiolo, «non discuto che anche i pensionati abbiano diritto di lavorare, e nemmeno sostengo che ovunque vada detto "largo ai giovani", ma qui siamo veramente andati oltre». E un altro familiare, della Rsa di Gardolo, va oltre: «Mi chiedo quando questa persona abbia fatto l'ultimo corso di aggiornamento...». Ma il fisiatra 80enne non è che uno dei temi caldi che investono la Civica.

Nel mirino finisce, ancora una volta, la Rsa di Gabbiolo. Lo scorso ottobre la protesta dei familiari degli ospiti per il cibo (crudo o troppo scotto) era finita con i carciofi e l'uovo sodo consegnati al sindaco a palazzo Geremia. Domenica scorsa, dopo essere stato contattato da alcuni parenti degli ospiti, il consigliere comunale Claudio Cia ha passato un pomeriggio alla Rsa. E il suo bilancio, sintetizzato in un'interrogazione all'assessore alle politiche sociali Violetta Plotegher, è durissimo. Per quanto riguarda il personale, Cia rileva che 56 ricoverati, quasi tutti non autosufficienti, sono accuditi da 2 infermieri e 4 operatori socio-sanitari, un professionista ogni 9 degenti: «Nonostante l'impegno e la buona volontà, è evidente che i bisogni non possono essere adeguatamente soddisfatti come scienza e coscienza richiederebbero», osserva amaro il consigliere. Che continua: «Durante la notte non è operativo nessun infermiere, ma un solo operatore socio sanitario supportato da un ausiliario, che hanno anche il compito di chiamare quando necessario il medico che deve arrivare da S.Bartolomeo. Credo che questa situazione non abbia bisogno di commenti». Infine il cibo, giudicato «immangiabile», e per protesta recapitato ieri mattina all'assessore Plotegher.

Le cose non sembrano andare meglio alla Rsa di Gardolo, dove il figlio di un ospite denuncia che «il livello del cibo è sempre peggiore, il riso bollito è talmente scotto da perdere la forma, e il menu ripetitivo, ma alle nostre segnalazioni non riceviamo risposta». Anche qui il personale appare sottodimensionato rispetto alle esigenze degli utenti: «Sono parametri ormai vecchi che non tengono conto degli ospiti non autosufficienti che sono in continuo aumento. E il servizio di fisioterapia spesso è solo sulla carta, nonostante paghiamo una delle rette più care del Trentino, è il terzo aumento di fila in tre anni».













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