bypass ferroviario

«Ci avvelenate due volte»

In via Brennero nasce "Piazza Bepi Sloi", l’uomo simbolo degli operai uccisi dal piombo tetraetile sepolto a Trento Nord


Andrea Tomasi


TRENTO. Il 15 maggio i comitati che si oppongono alla realizzazione del bypass ferroviario - che attraverserà la città di Trento, da nord a sud, passando sui terreni contaminati ex Sloi ed ex Carbochimica - incontreranno i componenti dell’Osservatorio ambientale, l’organismo creato quale “cuscinetto” tra i promotori del progetto (Rete ferroviaria italiana, Provincia autonoma e Comune di Trento) e i cittadini che contestano la costruzione dell'opera titanica (un tracciato di 14 km , in buona parte in galleria a doppia canna, per il trasporto ad alta capacità di vagoni merci, con una spesa di un miliardo e 270 milioni di euro).

Il coordinatore dell’Osservatorio Stefano Robol, affiancato da dirigenti del Comune e dell’Appa (Agenzia provinciale protezione dell’ambiente) invita ad un atteggiamento dialogico. Intanto nel quartiere Le Fornaci, in via Brennero, dove si trova anche la “base mobile” dei No Tav, si sta alzando la tensione in vista della demolizione delle prime case (- 16 giorni stando agli annunci). Sulla facciata del complesso residenziale è comparsa una targa. La scritta recita: "Piazza Bepi Sloi". L'hanno realizzata i componenti del movimento No Tav, che si preparano a nuove proteste. Bepi Sloi - all'anagrafe Giuseppe Giovannini - nella fabbrica dei veleni lavorò per 9 mesi. Morto nel 2008, è l’uomo simbolo degli operai che si sono ammalati a causa dell’esposizione alle sostanze tossiche. Pochi giorni fa la figlia Cinzia ha detto che il bypass «è un’idiozia e porterà ad una Sloi 2». «Così - ha detto riferendosi al dramma delle famiglie operaie e agli scavi nelle aree inquinate con il rischio di danneggiare le falde - ci fate morire due volte». 

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