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Chiesa di S.Agata, vandali distruggono statua e tela

Povo, nuovo raid alla cappella nella notte di sabato: forzato il portone In una precedente incursione danneggiate le immagini sacre custodite


di Gino Micheli


TRENTO. Il copione si è ripetuto un’altra volta. Vandali hanno preso di mira la chiesetta di Sant’Agata, sull’omonimo Dos, sopra Povo. I soliti ignoti (ed idioti) hanno rotto la serratura, sfondato la porta, e sono entrati a fare chissà che. Sì, perché portone a parte, di danni non ne potevano più fare, visto che già quello che si poteva rompere era stato fatto. Così, nell’incursione che si è verificata nella notte tra sabato e domenica, i vandali (non perché fossero vandali buoni), non hanno trovato niente: quel poco che era conservato nella chiesetta, era stato distrutto qualche settimana fa. Ed altre opere più preziose erano già state trasferite al sicuro, al Museo Diocesano, visto ce la chiesetta è priva di sistemi di sicurezza.

Per questo la chiesetta è stata profanata per l’ennesima volta: oggi il portone, l’altra volta frantumata la statuetta in gesso della Madonna e bruciata la tela con l’immagine di Sant’Agata. Se n’è accorto il parroco, don Dario Silvello, che ha sporto denuncia: si sono messi in azione i rappresentanti della circoscrizione e i volontari, con Giuseppe Grisenti che ha attivato un sopralluogo della Sovrintendenza per i beni culturali.

«L’antica chiesetta di Sant’Agata non sarà Westminster - ha commentato il presidente della circoscrizione Sergio Casetti - ma è molto cara alla popolazione di Povo e Oltrecastello. Bravo il Servizio Patrimonio del Comune che già stamattina (ieri, ndr.) ha inviato una squadra a riparare i danni. Giusto ieri, la Commissione Usi civici aveva proposto di rendere di nuovo visibile la chiesetta dal paese e di illuminarla, per sicurezza e per bellezza».

Danni delle persone sommati all’incuria del tempo, che ha reso cadente l’edificio. Di recente la Soprintendenza aveva dato l’autorizzazione per rimuovere la copertura di pietre d’ardesia, che rischia di crollare. Ma è necessario l’intervento di un elicottero perché l’unico accesso è un sentiero. Il problema rimane la scarsità di fondi per un intervento di qualificazione.

Sarà la volta buona perché Comune e cittadini si mettano insieme per restituire dignità a questo patrimonio storico della collettività?













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