Centro consumatori: un Davide trentino batte i Golia mondiali

I successi contro Apple, Red Bull, Teletu e Findomestic Il direttore Biasior: «Un nonno fece multare la De Agostini»


di Luca Marognoli


TRENTO. Un morso alla mela di Apple da 900 mila euro, un calcio alla lattina di Red Bull da 80 mila e, ora, una “bolletta” da 200 mila per Teletu (box a lato). Il piccolo Centro consumatori di Trento non ha paura di pestare i piedi ai colossi dell'economia italiani e stranieri. Le segnalazioni degli utenti, quasi 8 mila in cinque anni, si traducono in multe spesso ingenti, ma anche dal forte valore simbolico, inflitte dalle autorità garanti: tra gli altri “big” sanzionati per prassi commerciali sleali ci sono anche Findomestic (a 800 mila euro) e De Agostini (a 240 mila).

L'immagine ricorrente di Davide che sfida Golia non sembra dispiacere a Carlo Biasior, esperto in materie legali e direttore del Crtcu. «Sì, ce lo dicono in tanti e la cosa più bella del nostro lavoro è proprio questa: le tante forme di la riconoscenza della gente, che ci fanno capire di essere sulla strada giusta. Ci arrivano messaggi con scritto: “grazie di esistere”; vengono e ti portano la sgnapa o insistono per offrirti il caffè al bar. Tutto ciò ci gratifica molto, perché la mentalità diffusa quando ci si trova a dover discutere con una grande azienda è di lasciar perdere. Invece bisogna andare avanti, perché gli strumenti per avere giustizia ci sono». Le nuove leggi danno a Davide delle armi che fino a pochi anni fa non c'erano: «E' come se avessimo delle fionde nuove. Le azioni di classe, la tutela amministrativa dalle prassi sleali, le sanzioni delle authorities... I cittadini ci riferiscono che spesso sono le stesse aziende ad invitarli a rivolgersi a noi». Merito della lunga serie di successi inanellati. E se la controparte è un gigante oppure un’azienda come tante, non c'è differenza per la legge. «Tecnicamente le fattispecie sono sempre quelle: i “colossi” di fatto mettono a bilancio delle violazioni programmate e vanno avanti sulla loro strada finché non c'è un organo giudicante che d'imperio blocca la loro attività. E ora il governo Monti ha affidato al Garante anche la tutela in materia di clausole vessatorie, quelle che prevedono vantaggi solo per chi predispone il contratto. Significa che non devo più andare in tribunale se un contratto assicurativo prevede il recesso unilaterale in caso di sinistro». Non sono solo gli utenti a segnalare presunte irregolarità. L'azione contro Apple è nata dallo stesso Biasior, che era andato a comprarsi un iPod e si era sentito proporre di pagare un supplemento per estendere la garanzia. «Il commesso era convinto di essere nel giusto: aveva fatto un corso di formazione specifico. Io l'iPod l'ho comprato ma subito dopo ho fatto la segnalazione. L'Antitrust ha compiuto delle analisi ispettive negli uffici Apple e alla fine ha riconosciuto dei comportamenti sleali al fine di vendere estensioni di garanzia sia attraverso il sito internet che attraverso la rete di vendita». Il direttore si illumina: «Il bello è che abbiamo mandato il comunicato anche al Guardian e al New York Times, che in giorno dopo ha pubblicato la notizia. E ora se la sentenza del Tar del Lazio verrà confermata dal Consiglio di Stato, valuteremo un’azione di classe, che per noi sarebbe la prima».

Nel caso di Findomestic (2010) – che Biasior definisce «un'altra bella vittoria» - tutto partì, invece, dalle lamentele di alcuni consumatori. «Firmavano il contratto e, una volta a casa, si accorgevano di avere sottoscritto anche un finanziamento ulteriore, non richiesto. La cosa da rilevare è che partendo da questi casi siamo riusciti ad intervenire sui modelli di contratto utilizzati». Ma fu la multa di Red Bull per un volantino «che istigava a comportamenti scorretti» i giovani all’uscita da scuola a dare per la prima volta visibilità nazionale al centro nel 2008. «Una multa irrisoria rispetto ai fatturati dell’azienda, ma di cui si parlò su tutti i giornali. Le più entusiaste furono le mamme che si erano rivolte a noi per chiedere aiuto». Fu un nonno invece a mettere in difficoltà la De Agostini: voleva costruire il modellino di una Ferrari Gt ma dopo 60 pezzi acquistati in edicola (per 600 euro) si stufò. Nessuno sapeva dirgli quanto sarebbe durata ancora la raccolta. «Arrivammo a sapere che le uscite erano 100 per mille euro di spesa». Ma quel modellino costò caro anche all’azienda: 240 mila euro.

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