Castagne, crollo del raccolto per la vespa cinese e le grandinate

Valle del Chiese: in passato i coltivatori arrivavano anche a 20 quintali, oggi è un disastro I tecnici di San Michele adottano la lotta biologica, mentre la bonifica è affidata ai «ragni» di Ravina


di Aldo Pasquazzo


VALLE DEL CHIESE. Fino al 2010, in valle del Chiese, in questo periodo c’era chi raccoglieva anche 20 quintali di castagne. Ora i raccolti sono crollati a numeri infinitamente più bassi. Un disastro per questo patrimonio tra la valle di Daone e Lodrone e, dalla fine di novembre, saranno ingaggiati i “ragni” della società cooperativa Alto Fusto di Ravina. Loro, con la professionalità che li caratterizza, stanno sostenendo una lotta contro i danni attribuibili in buona parte alla cosiddetta vespa cinese. Sfoltiscono le chiome secche e improduttive, compresi anche gli alberi secolari, ottenendo ottimi risultati non solo in Trentino ma anche in Alto Adige, dove hanno già operato.

«Un’iniziativa simile – ricorda Luigino Beltrami di Darzo che a monte dell’abitato ha una ventina di piante - era stata intrapresa anche in passato, quando l’allora Consorzio Territorio Ambiente di Trento aveva messo mano a più alberi. L’azione di bonifica, gestita e portata avanti in quel caso da Benedetti e Barbacovi, aveva già dato qualche risultato confortante».

Massimiliano Luzzani, presidente della locale Associazione Tutela del Castagno, spiega gli interventi in programma. «Intervenire è ormai un obbligo se si vuole evitare che tale patrimonio sia destinato a scomparire. Per farlo, abbiamo optato su tecnici la cui professionalità è comprovata. Quindi, espletate le necessarie procedure con la Provincia, attendiamo l’azione di bonifica e poi potremo valutare risultati». Sul come si interverrà, Luzzani precisa: «Faremo un’azione di bonifica mirata, in modo da fronteggiare il fenomeno e praticando poi la dovuta potatura per circoscrivere il diffondersi della malattia». E aggiunge: «Al di là della vespa cinese e del cancro della corteccia, potrebbero esserci, come anticipato da tecnici ed esperti operanti alla Fondazione Mach di San Michele, che prossimamente torneranno di nuovo a relazionare, altre ragioni che hanno portato all’attuale situazione. Faccio riferimento all’alto tasso di umidità che agli alberi non fa bene, e anche a qualche grandinata di troppo».

Lo conferma Cristina Salvadori, ricercatrice della Fondazione Mach, che spiega: «I castagni del Trentino sono stati colpiti tutti dal cinipide e, da qualche anno a questa parte, combattiamo quest’ultimo con un insetto antagonista. In valle del Chiese, però, i castagni sono stressati per l’alternanza di periodi molto piovosi a secchi e, tale condizione, facilita l’attacco dei funghi che porta al cancro della corteccia». Frattanto, sponsorizzato dall’ente Bim del Chiese, un vivaio campione sarà creato a monte della località Sorino. In quell’area, situata tra Condino e Storo, non solo tante nuove piantine ma anche innesti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano