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Case di riposo, incubo da tutto esaurito

Nel 2020 mancheranno 500 posti, nel 2030 quasi 1700. Le cooperative sociali: «Nella riforma siamo state sottovalutate»



TRENTO. Gli anziani e le persone non autosufficienti sono in forte aumento e nel 2010 i posti per accoglierle nelle Rsa saranno insufficienti. Anche per questo il dibattito in corso in Trentino sulla riforma delle case di riposo assume molta importanza per le cooperative sociali operanti nel settore, che sono nove: Spes e Stella Montis, che sono direttamente coinvolte nella gestione di Rsa, a cui si aggiungono Kaleidoscopio, Arcobaleno, Sad, Antropos, Assistenza, Vales, Fai.

Le nove cooperative sociali e il loro consorzio Consolida hanno commissionato all'Università di Trento uno studio dal titolo "Modelli e scenari evolutivi per l'assistenza agli anziani in Trentino”. I risultati sono stati presentati in un convegno che si è svolto ieri alla facoltà di sociologia dell’Università di Trento.

“Attualmente le persone stabilmente non autonome sopra i 65 anni sono quasi 14mila - hanno detto i curatori della ricerca prof.ssa Roberta Cuel e prof. Andrea Francesconi insieme a Giusy Orabona - nel 2020 saranno 15mila e nel 2030 supereranno le 18mila. Se stimiamo la disponibilità di posti letto nelle Rsa per le persone non autosufficienti oltre gli 85 anni, fino al 2020 non ci sarà bisogno di nuove strutture (anzi, ci sarebbero 323 posti in più), ma nel 2030 serviranno altri 700 posti. Dati che aumentano con il calare dell’età. Se stimiamo le esigenze delle persone oltre gli 80 anni, mancherebbero 491 posti nel 2020 e 1.694 nel 2030”.

Numeri che evidentemente sono insostenibili per le politiche pubbliche.

Per Serenella Cipriani, presidente di Consolida, tutti siamo chiamati ad affrontare i nuovi bisogni della popolazione anziana, trovando insieme soluzioni efficaci, eque, sostenibili, ma soprattutto facilmente accessibili alle famiglie. “Va costruita una rete di servizi, diversificata, pubblica e privata, che si faccia carico non solo di chi ha il bisogno, l’anziano, ma del benessere diffuso dell’intera comunità ed in primis delle famiglie.

Italo Monfredini, direttore del Gruppo Spes e consigliere di amministrazione di Consolida, ha rivendicato il ruolo di protagonista della cooperazione sociale nell’offerta di servizi agli anziani: sia per la parte residenziale (le nove Rsa gestite da cooperative in Trentino), sia per l’intera filiera dei servizi semi residenziali e domiciliari. “Il ruolo della cooperazione è stato ampiamente sottovalutato in questa riforma - ha detto Monfredini - quasi che fosse marginale. Facciamo le opere e non ne vediamo riconosciuto il merito. E paghiamo più tasse degli altri. Vogliamo essere interpellati”.

Punto qualificante e centrale della riforma in discussione è la collocazione e il ruolo del punto unico di accesso (Pua), vera e propria “porta” da cui passare per usufruire di qualsiasi servizio. Secondo la visione delle cooperative sociali, questo strumento deve essere ripensato. “Dobbiamo chiederci cosa si aspettano gli utenti - ha detto Diego Agostini, direttore della Sad - e declinare le varie risorse a disposizione in maniera integrata, veloce e soprattutto modulare distinguendo tra chi è in grado di gestirsi e chi no. Occorre un approccio nuovo, che tratta la persona da ‘cliente’ e non più da ‘utente’. Perché non è più sufficiente mettere in fila una lista di servizi e prodotti. Serve ottimizzare le risorse in base alle esigenze, ricorrendo anche a nuovi modelli di finanziamento”.













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