Casa di riposo, «sospesi» in otto

Alla «Cesare Benedetti» di Mori il sindacato apre una vertenza per aiutare i lavoratori della mensa



MORI. All’azienda per i servizi alla persona “Cesare Benedetti” si annuncia un lungo braccio di ferro fra direzione e sindacato. Al centro della contesa otto lavoratori (addetti alla mensa), che dalla mattina alla sera - così asserisce il sindacato - si sono ritrovati sulla strada. Tecnicamente sono “sospesi”, senza più il posto di lavoro. E in tempi di crisi economica, un lavoratore sulla strada significa generare un potenziale povero. Milena Sega, esponente sindacale della Fisascat Cisl di Trento, ha deciso di andare a fondo alla questione. Fra sindacato e direzione la corrispondenza si è fatta fitta negli ultimi giorni. «Ho inviato una lettera al direttore dell’ex casa di riposo, Antonino La Grutta, e sono andata ad incontrarlo con due lavoratori, ma abbiamo ottenuto risposte molto evasive». Non solo politica di austerity, ma anche per una scelta di «flessibilità del servizio e l’avvio di nuovi servizi (hospice, posti a pagamento) che hanno creato difficoltà gestionali, con problematicità riscontrate nella conduzione del servizio», scrive il direttore amministrativo dell’Apsp, Antonino La Grutta.

“Internalizzando” il servizio di mensa, il contratto di appalto del servizio con la ditta Markas srl di Bolzano non è stato rinnovato. E dal primo di ottobre gli otto lavoratori del Basso Sarca e della Vallagarina che erano impiegati da cinque anni all’interno della struttura sanitaria moriana si sono ritrovati senza impiego, perché ritenuti “esubero”. Da qui la protesta e la richiesta di tutela da parte dei sindacati.

«Noi contestiamo il modo poco ortodosso con il quale sia i lavoratori sia il sindacato è stato avvisato dell’esubero occupazionale solo all’ultimo momento - spiega Milena Sega - il fatto curioso che la direzione ha dovuto assumere altri lavoratori per internalizzare il servizio di mensa e invece non ha assunto quegli otto che lavoravano per la Markas, già abituati a lavorare all’interno della struttura». Nella lettera, infatti, Milena Sega chiede alla direzione «come mai questi lavoratori non possono essere comunque impiegati in base alle loro qualifiche e profili professionali all’interno della mensa anche eventualmente la possibilità di partecipare mediante concorso».

Il 2 ottobre, la lettera della Markas che avvisava Cgil-Cis-Uil-Ugl e dipartimento lavoro e welfare della Provincia che era stata avviata la procedura di licenziamento collettivo degli otto operai, precisando come il personale si trova tuttora alle dipendenze della Markas. Insomma, si annuncia un braccio di ferro. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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