compleanno

Campiglio, il sorriso di Maria Vencely festeggia i 110 anni

Nata a Gorizia nel primo dopoguerra, finì quindicenne a servizio a Milano. In Trentino arrivò negli anni Sessanta assieme al figlio, “mago” delle caldaie


di Elena Baiguera Beltrami


MADONNA DI CAMPIGLIO. L’eloquio lento, ma scandito in ogni dettaglio del racconto, il viso piccolo e asciutto, lo sguardo attento, sembra davvero incredibile che quella nonnina campigliana, la più longeva delle Giudicarie e forse del Trentino, arzilla, lucida e piena di vita sia arrivata all’ineguagliabile traguardo di 110 candeline. Già perché Maria Vencely, classe di ferro 1905, oggi festeggerà i 110 anni con l’ilarità di chi ha tutta l’aria di farsi beffa del tempo che è passato e di quello che passerà.

L’elisir di lunga vita? Maria lo attribuisce al buon Dio, ma certamente ottimismo ed indole positiva, unite ad una tempra d’acciaio, hanno creato l’alchimia che ha traghettato Maria attraverso “il secolo breve” del nazionalismo, del comunismo e del capitalismo, come lo storico inglese Eric Hobsbawm ha definito il 900.

Seconda di quattro fratelli, Maria nasce a Gorizia ed alla fine della prima guerra mondiale con il padre morto in guerra e la famiglia caduta in povertà, a 15 anni è costretta a cercare lavoro lontano da casa. Va a servizio a Milano da una contessa boema. Dopo un periodo di prova la contessa è così contenta dei servigi di Maria che pur di non perderla, le offre un onorario di cento lire al mese (lo stipendio di un operaio allora non superava le 20 lire).

“Mi chiusi nella mia stanzetta e guardando incredula quel bigliettone piansi per la felicità”, racconta commossa. Quando arrivò a Gorizia quel ben di Dio, la mamma di Maria corse di casa in casa a mostrare al mondo intero quanto fosse brava e fortunata la sua figliola. A 28 anni si sposò durante la sua seconda esperienza di lavoro in albergo. Una collega che sapeva di taglio e cucito, le confezionò un bel vestito di raso blu ed il pranzo di nozze venne consumato con cappuccino e brioche per la sposa ed un bicchiere di vino per lo sposo e i testimoni, nel bar appena fuori dalla Chiesa.

Gli anni durissimi del secondo conflitto mondiale distrussero la casa in affitto che con tanti sacrifici avevano arredato allestito e riscaldato Maria e il marito e si dovette ricominciare da capo gestendo una trattoria. Alla morte prematura del consorte Maria rimase sola con l’unico figlio Elio. Negli anni sessanta alla famiglia Villa, che aveva acquistato il Grand Hotel Des Alpes a Madonna di Campiglio, capitò un guaio alle caldaie proprio a metà dicembre, quando era ormai tutto prenotato. Nessun caldaista sapeva venirne a capo e fu così che l’albergatore, un industriale di Milano, interpellò un’azienda meneghina perché mandasse il miglior meccanico a Campiglio, Elio Maggi appunto, il figlio di Maria.

Lavorando giorno e notte Elio mise a punto le caldaie, guadagnandosi la fiducia della proprietà che lo assunse in pianta stabile come manutentore. Mamma Maria, eccellente cuoca si trasferì a Campiglio, in Villa Principe (oggi centralissimo residence) allora dependance dell’albergo, e là rimasero, mamma e figlio, per gli anni a venire. Oggi Maria ospite della Rsa di Pinzolo festeggia con l’unico nipote Ivan, la moglie Maura e la nuora Luigina le sue inarrivabili 110 primavere, sempre più convinta che per qualsiasi problema di salute i suoi unici rimedi rimarranno un bicchierone di latte e miele e all’occorrenza giusto un’aspirina.













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