Cafè de la Paix, salta l’apertura 

Manca ancora il riscaldamento. I nuovi gestori: domani protesta con vin brulé davanti al locale


di Paolo Piffer


TRENTO. Slitta a chissà quando la riapertura del Cafè de la Paix prevista per domani. I ragazzi dell’associazione Dulcamara che l’hanno preso in gestione sono infatti rimasti al freddo. L’impianto di riscaldamento è spento. «Abbiamo chiesto la voltura del contratto ad Edison ancora il 28 novembre scorso – spiega il presidente Massimiliano Cadrobbi – Da allora più nessuna notizia. E abbiamo pagato anche una bolletta che rimaneva dalla precedente conduzione per accelerare l’operazione. Stiamo tempestando di telefonate, da giorni, il servizio clienti. Sappiano che deve essere il distributore locale Novareti ad attivare l’allacciamento. Ma dicono che non hanno avuto alcuna comunicazione. Non sappiamo più che fare». Comunque, domani (venerdì), alle ore 16, è previsto, fuori dal locale di passaggio Osele, un momento di protesta, con vin brulé. «Spiegheremo i nostri programmi, ci scuseremo con chi arriva – riflette Cadrobbi – Non siamo solo dispiaciuti ma anche arrabbiati. Purtroppo, siamo stati troppo ottimisti. Ma, insomma, ci sembrava di avere fatto tutto per bene. Questo intoppo proprio non ci voleva».

Sembra quasi una “maledizione”. Il Cafè non ha mai avuto vita facile. Era il 2012. Per sollevare dal degrado il passaggio tra piazza Mostra e via Suffragio venne aperto il locale (i muri sono dell’Itea), con il sostegno del Forum Trentino per la pace. L’idea era quella di farne uno spazio di aggregazione, un centro di socialità, sotto l’egida dell’Arci, di cui è sempre stato un circolo. Fin da subito iniziarono i problemi con i vicini per via dei rumori, le ordinanze sindacali di limitazione all’attività (musica, spettacoli, incontri), arrivarono puntuali. E poi i malumori crescevano per via di una certa «concorrenza sleale» che il locale avrebbe esercitato essendo sostenuto dall’ente pubblico, per quanto a fini sociali. Nel 2015, Francesca Quadrelli, presidente dell’associazione Cafè Culture, passò la mano a un trio formato da Lorenza Pandolfi (logopedista e neuropsichiatra), Luca Buonocunto (attore teatrale) e Cristina Mattiello (ricercatrice universitaria). Non ha funzionato. L’estate scorsa la chiusura. Domani sarebbe dovuto essere un nuovo inizio da parte di un gruppo di ragazzi, tra i 25 e i 26 anni, che hanno costituito l’associazione Dulcamara: Massimiliano Cadrobbi, Giacomo Matassoni, Simone Caldara e Gabriele Fadanelli. Con un programma sobrio, compresa la musica. Proprio per i problemi che ci sono stati finora. Quindi, tra l’altro, con un orario limitato, dal martedì alla domenica dalle 15 alle 22. Nella precedente gestione il Café de la Paix era aperto anche la mattina e, nel pomeriggio, fino a mezzanotte. Inoltre, niente ristorazione, per contenere i costi. Ma buffet e merende, con torte e dolci, questo sì. Pensando anche, in estate, a qualche tavolino all’aperto, accordandosi con i vicini.

E invece è tutto rimandato a data da destinarsi. Domani la protesta. «Sarà l’occasione per farci sentire e spiegare le ragioni della mancata apertura – afferma, salomonicamente, Cadrobbi – Ma non molliamo. Il riscaldamento tornerà ad accendersi».













Scuola & Ricerca

In primo piano