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Caccia nei parchi trentini e fuori provincia: via libera di Roma

Il senatore Panizza: «Tutelati i diritti consolidati». Sì all’ampliamento delle specie: a rischio le marmotte


di Luca Marognoli


TRENTO. Via libera alla caccia nei parchi regionali e all’attività venatoria fuori dai confini dell’area alpina, pur con le autorizzazioni della sezione di appartenenza e di quella ospitante. Ieri in Commissione dei Dodici il neoministro agli affari regionali Enrico Costa ha dato garanzie precise sull’approvazione delle norme di attuazione in materia di prelievo venatorio. Entro la settimana prossima è previsto l’imprimatur da parte del Consiglio dei ministri.

La Commissione ha anche approvato e inoltrato al governo una norma che consenta alle due Province variazioni dell’elenco delle specie cacciabili previste dalla normativa nazionale. Uno strumento richiesto con forza dalla Provincia di Bolzano, che di fatto permetterà di allargare la caccia alle marmotte - ritenute da Palazzo Widmann troppo numerose - ma anche a cesene, cornacchie e merli, in passato oggetto di deroghe specifiche (ma anche di ricorsi ambientalisti vinti davanti al Tar).

Sul prelievo venatorio, il senatore Franco Panizza ha ottenuto dal ministero le rassicurazioni che attendeva e ha quindi ritirato i suoi emendamenti. «Riguardavano sia la caccia nelle aree dei parchi provinciali sia l’attività venatoria esercitata dai trentini in altre province: avevo ottenuto anche il consenso del presidente della commissione, di molti commissari, di Federcaccia, Arcicaccia e del presidente dei parchi italiani: tutti riconoscevano che la caccia nei nostri parchi è gestita bene e fatta con grande criterio e senso di responsabilità, garantendo l'equilibrio costante della fauna. Avevo annunciato che se le norme di attuazione fossero giunte a buon fine avrei ritirato gli emendamenti e così ho fatto. Perché in quelle norme gli emendamenti vengono di fatto recepiti, tanto è vero che sto lavorando anch'io sul testo».

Il senatore autonomista era intervenuto in difesa di diritti consolidati nei millenni: «Nei parchi naturali trentini si è sempre esercitata, considerandola un prelievo di equilibrio naturale, selettivo. In materia c'era pendente un ricorso la cui trattazione è stata rinviata. Vietare la caccia nei parchi in tutta Italia, come prevedeva il ddl sulle aree protette, in valli come quelle di Non e Sole avrebbe significato di fatto abolirla. Ma i parchi sono stati voluti e accolti dalla popolazione perché si sapeva che alcuni diritti naturali come la caccia sarebbero stati tutelati, pur con dei limiti precisi».

Quanto alla caccia fuori provincia, «i trentini potranno esercitarla senza essere più obbligati a dover scegliere tra le varie zone. Sempre con l'accordo delle due sezioni: quella di appartenenza e quella ospitante. Ora, di fatto, chi è in Trentino può cacciare solo sulle Alpi: finalmente potrà andare sull'Appennino o dove vuole senza incorrere in multe».

Panizza plaude alle aperture del neoministro Costa: «Appena nominato, ha voluto dare un segnale di grande attenzione verso le autonomie speciali. Questo è uno dei primi impegni del suo mandato ed è molto significativo. Ha detto che proseguirà nel solco tracciato dall'ex ministro. E ha ribadito che seguirà l'iter delle norme di attuazione, garantendo che vadano in porto. Noi abbiamo ipotizzato che vengano approvate (dal Consiglio dei ministri, ndr) entro la settimana prossima».

Per la cronaca, la norma sulla caccia era stata approvata dalla Commissione il 23 settembre e, non essendo arrivate controdeduzioni, aveva ottenuto il parere positivo del Ministero.

Una seconda proposta di norma di attuazione, caldeggiata dalla Provincia di Bolzano, prevede la possibilità - per i presidenti di Provincia - di ampliare l'elenco delle specie cacciabili. Ciò a determinate condizioni: “d’intesa con il ministro dell’ambiente”, “previo parere dell’Ispra”, “per periodi determinati” e “purché a livello provinciale la valutazione complessiva dello stato di conservazione risulti soddisfacente secondo le procedure e le modalità utilizzate nell’ambito del diritto dell’Unione europea per la valutazione dello stato di conservazione delle specie oggetto di tutela della Direttiva Habitat”. La proposta sarà ora sottoposta al parere del Ministero.













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