C’è un testimone: «La lite, poi il coltello nella schiena» 

La sera dell’omicidio Cozzatti, nell’appartamento si trovava una terza persona



TRENTO. «Li ho sentiti litigare. Ho visto il coltello nella schiena». Nel delitto di via Maccani a Trento spunta un testimone. C’era una terza persona, domenica sera, nella casa al civico 22 dove è morto accoltellato Andrea Cozzatti, 44 anni di Vezzano. A tradirne la presenza un passaporto. Si tratta di uno straniero, pare di origini marocchine, che vive nell’appartamento in cui Salvatore Roberto Mulas era in affitto. Il testimone era presente la sera del 25 marzo quando, prima delle 20.44, Mulas, 56 anni pensionato sardo trapiantato in Trentino, ha ammesso di aver colpito l’amico Cozzatti. Un solo colpo con una lama di 15 centimetri. Un coltello da cucina, dietro la schiena di Cozzatti, all’altezza dei polmoni. Una lama che poi sarebbe stata estratta lasciando quella ferita che ha causato la morte dell’uomo di Vezzano. Andrea Cozzatti è morto dissanguato, questo ha stabilito l’autopsia. L’estrazione del coltello dalla schiena, forse, avrebbe accelerato il processo mortale. Tutto è accaduto prima delle 20.44 di domenica quando, al 112, è arrivata la richiesta di un soccorso in via Maccani. Prima di quell’ora, nel piccolo appartamento al civico 22, c’erano il presunto assassino, la vittima ed una terza persona. Il “coinqulino” di Mulas avrebbe sentito la lite tra i due amici da una stanza accanto al soggiorno dove è avvenuto l’omicidio. Ad un certo punto il testimone avrebbe sentito delle urla, sarebbe uscito dalla stanza ed avrebbe visto Cozzatti. Non avrebbe assistito al delitto nel momento in questo si consumava; sarebbe entrato in quel soggiorno solo pochi istanti dopo. «Li ho sentiti litigare. Ho visto il coltello nella schiena». Questa testimonianza viene resa martedì. In mezzo ci sono un giorno ed una notte, domenica, dove in via Maccani si consumava un delitto. Nell’ appartamento un uomo ferito mortalmente, Cozzatti, il suo amico che veniva tradotto in Questura, Mulas, ed un passaporto. Immediate le ricerche della persona alla quale apparteneva il documento. Un giorno dopo appena, e siamo a martedì, il possessore del documento decide di recarsi spontaneamente in Questura a rendere la propria testimonianza. Pare vivesse nell’appartamento preso in affitto da Mulas, in via Maccani. Avrebbe sentito il litigio tra i due amici, ma non avrebbe assistito al suo tragico epilogo. Avrebbe però visto Cozzatti ferito. Si può ipotizzare che, entrambi, Mulas ed il testimone, abbiano poi lasciato la casa. Il primo per chiedere ad un esercente lì vicino di chiamare il 112 “perché una persona stava male”, il secondo per motivi ancora da chiarire. La presenza di questo testimone potrebbe aiutare fare luce sulla tragedia, ma non cambia l’impianto accusatorio. Mulas è in carcere per omicidio volontario. Ieri l’udienza di convalida proprio mentre la Procura depositava il verbale con la nuova testimonianza resa dal “coinquilino a sorpresa” martedì. Mulas ha scelto di non rispondere alle domande fatte dal Gip; parlerà in un secondo momento, in interrogatorio, davanti al Pm. E’ un uomo provato, fa sapere il suo avvocato Stefano Daldoss. Mulas si dice “dispiaciuto”, afferma di non aver voluto uccidere l’amico ma di essersi difeso perché si sentiva minacciato e perché era stato aggredito da Cozzatti anche con una bottiglia, alla nuca. Una reazione, dunque, la sua; con quel coltello preso al culmine di una lite e quel colpo sferrato sì alla schiena dell’amico, ma non per uccidere. Aveva paura, Mulas, per questo avrebbe colpito. Ma ora c’è un testimone e si trovava proprio sul luogo e nel momento del delitto. (f.q)















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