Busquets: «La Trento del futuro non resterà sulla carta»

Il grande architetto catalano non si fa spaventare dalla crisi. «Le città si sviluppano nei secoli. Michelin, un bel segnale»


di Luca Marognoli


TRENTO. I soldi sono finiti e le intuizioni che Joan Busquets aveva trasferito nel Prg sembra siano destinate a restare sulla carta, a partire dal grande boulevard che avrebbe dovuto prendere il posto della ferrovia in corso Buonarroti e via Brennero. Il grande architetto e urbanista catalano, però, non si scompone: «Le città si sviluppano nei secoli. L’importante è non andare contro la filosofia del piano. E la realizzazione dell’ex Michelin è un ottimo segnale».

Professor Busquets, il presidente della Provincia Pacher ha annunciato che l'interramento di via Bolzano non si farà: al suo posto si pensa a un declassamento della strada trasformandola in arteria urbana. Che ne pensa?

Non mi risulta facile rispondere perché si parla di cose molto specifiche di cui non ho informazioni dettagliate. Questa situazione economica riguarda tutta l'Europa del sud e dobbiamo accettarla. Prima si interviene meglio è, ma la cosa importante è che la città non faccia nulla che contrasta con il piano: declassare la strada va in questa direzione. Noi abbiamo un grosso cantiere nella città olandese di Delft, che ha un centro molto bello, un'università importante e diverse analogie con Trento. Questo progetto ci ha messo 11 anni per partire e i lavori durano da 6 anni. Sono le difficoltà tipiche di questi progetti: ci vuole tempo, specialmente se si lavora nel centro della città. Lì fra l'altro il quadro è peggiore che a Trento dal punto di vista ferroviario: passano 250 treni al giorno, una situazione impossibile... Di molto positivo vedo la realizzazione del quartiere ex Michelin, che è in fase molto avanzata: un progetto che risponde all'altra grande idea urbanistica di collegare Trento con il fiume.

Siamo quasi alla vigilia dell'inaugurazione.

Questo è importante: una bella notizia per la città e la comunità. Marca un po' il segno che le cose vanno compiute una alla volta. Mi piace dire che le città si fanno nei secoli: la nostra vita è molto corta in confronto. Questo è quello che più apprezzo del mio lavoro: in pochi anni cambi cose che ne dureranno centinaia...

Anche il metrò di superficie per collegare Trento nord e Trento sud è diventata materia da libro dei sogni. Per Pacher la “Val” sarà sostituita da un potenziamento della Trento – Malè.

Negli anni passati le città hanno avuto una capacità di investimento molto importante. Penso a Trento, Barcellona, Lione... Ma non si può andare sempre con la stessa velocità. Intanto partiamo con la prima marcia... Sviluppare Trento verso il fiume è stato molto importante. Il collegamento nord-sud con il metrò si può fare. Oggi le forme della mobilità stanno molto cambiando. La macchina è stato un elemento preponderante nel secolo scorso: oggi le vetture elettriche e ibride sono ormai alle porta. I prezzi sono ancora alti ma il processo è in corso. Insegno negli Stati Uniti e ho partecipato a un ciclo di conferenze con alcuni amici del “Mit”: stanno lavorando ad un mezzo che non si sa se sia una macchina o una bici elettrica. L'energia viene erogata da terra. Trento deve essere una città più “comoda” da vivere, dove sia agevole camminare sulla promenade. In questo scenario le macchine devono trovare una nuova modulazione: da una parte trasformandole in veicoli ecocompatibili, dall'altra trovando degli spazi nei quali lasciarle all'esterno della cintura urbana, dove prendere il mezzo pubblico.

La carenza di risorse impone di fare di necessità virtù: qualcuno parla della crisi come di un'occasione di cambiamento. Ci sono alternative creative a certe scelte più impattanti dal punto di vista economico, che rimangano nella cornice del piano urbanistico?

Parliamo di Barcellona, che ha deciso di andare verso il mare. Più o meno velocemente, pagando di più o di meno, l'indirizzo è questo. Trento è nella vallata: bisogna lavorare sulla “forma urbis” dell'800, molto influenzata dal fiume.

Intervenire sull'esistente, quindi. Per modificarlo.

Certo: Trento è una città che non deve sbagliare: ha un tessuto urbano che è la sua forza. Quello che andrebbe bene per Roma non va bene qui: Trento è un'altra realtà e bisogna tenere conto della taglia degli edifici. Naturalmente la strada è di intervenire con l'innovazione.

Per Trento sud lei aveva pensato a polmoni verdi e spazi aperti.

Sì, è una città che ne ha bisogno, sia a sud che a nord: serve un'armatura verde più forte. Io avevo parlato di “corridoi verdi”: operazioni che si possono portare a termine nel tempo anche grazie alle risorse private.

L'urbanista Toffolon ci ha detto: far fare a Busquets solo la riqualificazione di una zona semirurale a Trento Nord e il centro anziani all'ex Sordomuti è come prendere il più grande cardiochirurgo e farlo operare al piede.

Dobbiamo mettere la stessa capacità e competenza sia che lavoriamo sul cuore che sul piede. Un'altra cosa è la forma urbis, l'altra i progetti. Il piano definisce l'armatura urbana e in esso si innestano i progetti di architetti come Renzo Piano. Sono molto interessato a capire come evolverà la città. Il tempo ce lo dirà. Nonostante la crisi le città hanno la capacità di andare avanti.

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